Erba, una via per lo zelante antisemita
Ci sono stati diversi generi di podestà. C’è il podestà di Cagliari, Vittorio Tredici, che nel 1943 a Roma ha salvato fra gli altri un’intera famiglia di ebrei, i Funaro, e ha ricevuto per questo da Yad Vashem, nel 1997, il titolo di Giusto delle Nazioni. E c’è il podestà Vittorio Airoldi, di Erba, durante la guerra commissario prefettizio, che ha fatto quanto poteva per far deportare gli ebrei sotto la sua giurisdizione. Ricordiamo alcuni dei fatti documentati.
1938, Airoldi è podestà a Erba. Dopo l’emanazione delle leggi razziali, pubblica, sembra addirittura a sue spese, un elenco di cognomi ebraici, per integrare, se mai ve ne fosse bisogno, il censimento fatto dal regime e per additare gli ebrei della sua città alla pubblica esecrazione. Un libricino ancora reperibile e citato nelle bibliografie sull’antisemitismo. 1943-44: i fascisti di Salò e i nazisti scatenano la caccia all’ebreo. Molti ebrei riescono a fuggire nella vicina Svizzera, ma nell’intera Brianza sono 40 gli ebrei deportati, tutti morti ad Auschwitz. Airoldi mette in esecuzione con fervore e senza remore le leggi che impongono l’arresto degli ebrei. Collabora anche al saccheggio dei beni ebraici, la sua firma è apposta al sequestro di un quadro di valore posseduto dall’avvocato Ottolenghi, “irreperibile” (deportato o fuggito?).
Altrettanto zelante la sua battaglia contro la Resistenza e diretto, come risulta dagli atti, il suo coinvolgimento nel processo contro Giancarlo Puecher, comandante di un gruppo partigiano, fucilato per rappresaglia nel dicembre 1943 e medaglia d’oro al valor militare.
Questo è l’uomo a cui la giunta di Erba, guidata da una sindaca che si chiama Airoldi e di Alberto Airoldi è la nipotina, vuole dedicare una via della città. Come per Alessandra Mussolini, i nonni sono sempre nonni! Fra le argomentazioni addotte dalla Giunta, il fatto che Airoldi, oltre ad essere un fascista, un repubblichino e un antisemita, era anche un poeta dialettale localmente noto. Inoltre, sembra che la figlia del partigiano lo abbia perdonato. A parte il fatto che fra perdonare e intitolare una strada c’è una bella differenza, di quale figlia di partigiano parlano? Puecher è morto a vent’anni, a quanto mi risulta non aveva figli, ma un padre, arrestato a sua volta e morto a Mauthausen il 7 aprile 1945. Non sarà che questa gente, essendo ignorante, crede che tutti siano come loro e non siano capaci di controllare la verità storica?
Anna Foa