“Suicidio medicalmente assistito,
ecco perché ho votato a favore”
Alcune raccomandazioni condivise, ma tre posizioni ben distinte sull’approccio da tenere in merito alla legalizzazione del suicidio mediamente assistito.
Fruibile in rete dalle scorse ore, il documento fornito dal Comitato nazionale per la Bioetica arriva a conclusione di un intenso confronto interno all’organismo.
L’indicazione ai decisori arrivata dalla maggioranza dei membri, 13, è di apertura. Undici i contrari. Due i favorevoli, ma con delle riserve.
In “ossequio con i principi della Halakhah”, come raccontato sul notiziario di ieri, il rabbino capo di Roma e vicepresidente del Comitato ha espresso il proprio parere negativo. Tra i 13 membri a favore c’è invece la professoressa Tamar Pitch, giurista e accademica oltre che figura di riferimento del femminismo in Italia, che al pari di quanti hanno adottato questa posizione sostiene “sia sul piano etico e bioetico che su quello giuridico” la legalizzazione, nella convinzione che “l’accoglienza della richiesta, nelle condizioni previste, vada nettamente distinta dall’istigazione al suicidio, e vada accolta in ragione dei principi etici di autodeterminazione e del dovere del medico di beneficenza”.
Figlia di Eric, ebreo tedesco emigrato nell’allora Palestina mandataria nel ’34, e poi protagonista della Liberazione d’Europa dal nazifascismo nei corpi palestinesi in forza all’esercito britannico, e della senese Mirella Sadun, miracolosamente scampata alle persecuzioni (la loro fu la prima unione ad essere celebrata nella sinagoga di Siena al termine della guerra), la professoressa si trova a suo agio nella definizione di “laica”. Ma, tiene a precisare, il confronto non ha seguito dinamiche polarizzate del tipo religiosi/non religiosi. “Vista da fuori può risultare così, ma in realtà le cose sono più sfumate e complesse. In ogni caso, da ogni parte, qualunque fosse la posizione del singolo, mi è sempre parso di riscontrare considerazione e ascolto”.
Il dibattito per arrivare alla stesura del documento, sottolinea la professoressa Pitch, “è stato intenso, approfondito, interessante; è durato molti mesi e io stessa, che di questa istituzione non sono una veterana, ho capito molte cose, confrontandomi con posizioni diversa dalla mia”.
Su alcuni specifici punti, aggiunge, “ho anche cambiato posizione”.
(1 agosto 2019)