Controllo delle armi e dell’odio, l’appello dell’ebraismo Usa
Durante le giornate passate a marciare per i diritti civili al fianco del reverendo Martin Luther King, il rabbino Abraham Joshua Heschel ricordò alla comunità il dovere di lottare contro il razzismo, la xenofobia e l’odio, per “prevenire la profanazione dell’anima e la violazione del nostro sogno di onestà”. “Non dobbiamo lasciare che quel sogno venga abbandonato”, l’appello in risposta alle stragi di El Paso e Dayton della Jewish Federations of North America, l’ente rappresentativo dell’ebraismo nordamericano. In un’America nuovamente in lutto a causa della violenza delle armi e del suprematismo bianco – 29 le vittime dei due attacchi -, diverse voci del mondo ebraico hanno preso posizione e chiesto l’intervento della politica per fermare le stragi. “I bambini in prima elementare a Newtown non erano abbastanza. Né i liceali di Parkland; i fan a Las Vegas; i fedeli di Oak Creek, Charleston, Sutherland Springs, Pittsburgh, Poway. Che cosa serve ancora perché sia dato valore alla vita invece che alle pistole? Quante persone perderemo ancora prima di adottare il controllo delle armi?”, l’interrogativo posto dal American Jewish Committee. “Ancora una volta rivolgiamo i nostri pensieri e le nostre preghiere a una comunità in lutto dopo un’altra sparatoria di massa potenzialmente motivata dall’odio e dall’estremismo. Ma i pensieri e le preghiere non bastano”, ha detto Jonathan Greenblatt, direttore dell’Anti-Defamation League (Adl), organizzazione che combatte l’antisemitismo e ogni forma d’odio, chiedendo interventi concreti alla Casa Bianca e al Congresso.
Se per la strage di Dayton, in Ohio, al momento non ci sono indizi che portino a un movente razzista, non così per quella di El Paso: poco prima di entrare in un centro commerciale della città del Texas e aprire il fuoco, Patrick Crusius aveva infatti postato su un sito legato al suprematismo bianco un manifesto in cui invocava la difesa degli Stati Uniti “dalla sostituzione culturale ed etnica causata da un’invasione”, ovvero quella dei migranti. Secondo il Centro sull’Estremismo dell’Anti-Defamation League, nell’ultimo decennio il 73,3% degli omicidi legati all’estremismo negli Stati Uniti sono stati commessi da estremisti di destra, tra cui sono annoverati i suprematisti bianchi. “I nostri leader devono immediatamente adottare misure concrete per frenare questa tendenza allarmante”, l’appello dell’Adl.
Tra le voci del mondo ebraico intervenute in queste ore anche il padre di una delle vittime della strage del liceo di Parkland, in Florida. “Siamo diventati vittime della violenza armata quando nostra figlia Jaime è stata uccisa nella sparatoria di Parkland. – le parole di Fred Guttenberg, poco dopo la notizia della strage di El Paso – Oggi sentiamo il dolore di coloro che hanno perso i propri cari in questo atto insensato di violenza armata. Vogliamo farvi sapere che siamo qui per voi”. Guttenberg, che in questi mesi si è dedicato a promuovere la campagna a favore del controllo delle armi, ha poi dichiarato: “Questo paese continua a deludere i propri cittadini. Personalmente, mi dispiace di aver deluso Jaime: non ho ancora ottenuto un risultato e nuove vittime si uniscono a lei in cielo. È tempo di lavorare di più per salvare vite umane”.
Daniel Reichel
(Nell’immagine, la veglia per le vittime tenutasi il 4 agosto ad El Paso)