Periscopio – Sanders? No grazie
Sulla complicata situazione politica nostrana, avrò modo di fare, prossimamente, qualche considerazione. Se molti, giustamente, si dicono preoccupati, io mi consolo godendomi i non pochi aspetti umoristici: molto divertente, per esempio, ho trovato l’appello di un signore, che, calzando un elmo con due enormi corna, e brandendo una pesante clava, invitava il popolo a fermare l’avanzata dei barbari. Mi ha convinto, mi sono arruolato.
Passando ad argomenti seri, vorrei dire due parole sulle ormai prossime elezioni presidenziali americane.
Nel mio articoletto di due settimane fa ho avuto occasione di parlare del Presidente Trump e, pur elogiando le sue forti prese di posizioni a sostegno di Israele (che non sono state solo parole, ma anche iniziative concrete), ne ho stigmatizzato con forza alcune esternazioni, secondo me inaccettabili. Anche se noi italiani, purtroppo, di questi tempi, dovremmo essere abituati agli uomini di governo che usano il peggiore linguaggio da osteria. Dovrei quindi augurarmi che l’attuale Presidente non venga confermato per un ulteriore mandato? No, dipende da chi sarà il suo sfidante in campo democratico. E non esito a dire che, tra gli attuali, numerosi candidati, ce n’è uno che – pur meritando stima e considerazione sul piano personale – considero altamente pericoloso, non solo per la storica alleanza tra Stati Uniti e Israele, ma, addirittura, per la pace del mondo.
Sto parlando di Bernie Sanders, esponente dell’ala più radicale del partito, uomo carismatico e oratore trascinante, che gode di un forte consenso popolare, soprattutto (nonostante l’età avanzata) tra i giovani e i giovanissimi, che in lui vedono il simbolo e la speranza di un deciso cambiamento, soprattutto, credo, a livello di principi, valori. E in effetti, quando parla di etica di solidarietà, di accoglienza, di condivisione, di un’America aperta al mondo, che non lasci “anybody behind”, Sanders piace anche a me, che certo non appartengo alla categoria dei giovani e giovanissimi. Ma non lo voterei mai, e considererei la sua elezione, come ho detto, addirittura un pericolo per la pace. È un’espressione forte, lo so, e cerco di spiegarne brevemente le ragioni.
Sanders rivendica con orgoglio le sue origini ebraiche, e le esibisce frequentemente come “bollino blu” in occasione delle sue ricorrenti, severe critiche contro le scelte del governo di Israele, che, a suo dire, sbaglia sempre tutto. In quanto ebreo, non può essere qualificato antisemita, e si professa amico di Israele (anche se più volte, ai suoi comizi, alcuni dei suoi sostenitori sono stati ripresi nell’atto di bruciare la bandiera israeliana, e non pare che lui se la sua presa), un Paese che vorrebbe semplicemente aiutare a correggersi, col suo saggio aiuto.
Padronissimo di dire e fare quello che vuole. Si pongono, però, alcune domande.
Cosa accadrebbe della già fortissima ostilità anti-israeliana, in tutto il mondo, con un Presidente americano apertamente ‘antipatizzante’ di Israele? Diminuirebbe, o crescerebbe? I nemici dello Stato ebraico non sarebbero forse ringalluzziti dalle nuove posizioni critiche della Casa Bianca? Cosa succederebbe nel mondo, se, in una futura America di Sanders, la tradizionale protezione riservata dalla superpotenza americana al piccolo alleato dovesse venire meno (come certamente accadrebbe)? Siamo abituati, da sempre, alle reiterate dichiarazioni di condanna di Israele da parte di quel tempio di odio, violenza, razzismo e ignavia che è l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, un fenomeno nauseabondo che ormai non fa più alcun effetto. Al Consiglio di Sicurezza, com’è noto, le mozioni anti-israeliane non passano, in forza del diritto di veto esercitato dagli Usa, ed è assolutamente certo che, se non ci fosse tale freno, anche là sarebbero presentate, e approvate, spessissimo. Ebbene, cosa accadrebbe qualora il Consiglio di sicurezza, con Sanders Presidente, fosse chiamato a votare una qualche risoluzione volta, per esempio, secondo la formula di rito, ad “assumere tutte le misure utili” per porre termine all'”occupazione” della Palestina? Sanders opporrebbe il veto, rinnegando le sue precedenti posizioni? O si asterrebbe? O voterebbe a favore? Nel secondo e nel terzo caso, la conseguenza, tutt’altro che impossibile, sarebbe una nuova guerra di distruzione contro Israele, combattuta, stavolta, col crisma della legalità internazionale. E, anche senza delibere dell’ONU, è assolutamente certo che il sapere che alla Casa Bianca siede un Presidente ‘freddo’ verso lo Stato ebraico scatenerà ed ecciterà tutta la feccia antisemita della terra, che si sentirà, ancor più di oggi, autorizzata a colpire il nemico di sempre. Qualcuno, tra Europa, Russia o Cina, prenderà forse le difese di Israele? Ridicolo solo il pensarlo. Non c’è dubbio che l’isolamento internazionale del piccolo Paese aumenterebbe, e il reprobo, circondato da nemici che lo vogliono annientare, e sedicenti amici che lo vogliono rieducare, si vedrebbe messo all’angolo, costretto a contare solo sulle proprie forze.
Uno scenario molto inquietante. Collegato, per un tragico paradosso della storia, all’ipotesi del primo ebreo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Francesco Lucrezi, storico