La minaccia di Hamas:
“Pronti a intensificare azioni”
L’ipotesi di uno scontro armato tra terroristi di Hamas e Israele, nonostante l’appuntamento elettorale del prossimo 17 settembre ormai ravvicinato, resta sullo sfondo.
Il gruppo islamico che governa la Striscia di Gaza, dopo il lancio di razzi verso il Sud del Paese e il duplice tentativo di infiltrazione in territorio israeliano di terroristi armati, persiste infatti in un atteggiamento di sfida e minaccia.
Stando alle dichiarazioni di alcuni portavoce di Hamas, il movimento terroristico – nel caso in cui non si verifichino alcune condizioni, a partire dal via libera del governo di Gerusalemme ad alcuni aiuti economici dal Qatar – sarebbe infatti pronto a intensificare azioni contro lo Stato ebraico.
Prima di partire per la sua visita in Ucraina, il premier israeliano Benjamin Netanyahu – rispondendo ad alcune domande – non aveva escluso la possibilità di un intervento bellico “anche durante le elezioni”. Una risposta anche alle critiche sollevate da alcuni suoi rivali, come il leader della coalizione Blu e Bianca Benny Gantz o l’ex ministro della Difesa Avigdor Lieberman, che si erano detti preoccupati per la debolezza del governo nei confronti di Hamas e per una capacità di deterrenza rispetto alla minaccia terroristica che, a loro dire, sarebbe in calo significativo rispetto al passato.
Secondo il portavoce di Hamas, Abdel Latif Knaum, l’ipotesi di campagna militare formulata da Netanyahu sarebbe “vuota” e legata ad esigenze di “propaganda interna”. Il portavoce ha poi proseguito, con questa minaccia: “Il sangue scaturito dalla nostra resistenza durante il suo lungo mandato da primo ministro ha fatto prigionieri, vittime e ferite tra i suoi soldati. La stessa resistenza è oggi più forte che mai”.
Intanto Netanyahu, da Kiev, si è complimentato con il presidente del Paraguay Mario Abdo per l’iniziativa presa nelle scorse ore di qualificare ufficialmente sia Hezbollah che Hamas come organizzazioni terroristiche. “Siamo al lavoro – il suo commento – affinché sempre più paesi prendano questa importante decisione”.
(20 agosto 2019)