Le parole di Conte
Ieri è stato uno di quei rari casi in cui le sedute parlamentari fanno più dello 0,000001% di share. Molti siamo stati ad ascoltare il discorso di Giuseppe Conte. Ma cosa abbiamo ascoltato? Beh, un discorso di alto profilo istituzionale. Una vera difesa del Parlamento e delle sue prerogative, resa ancor più credibile da un uomo che si è iscritto nelle file di un partito che nasce sotto il profilo della grande visione politica di Gianroberto Casaleggio. Una persona, che, nel videogioco che aveva in mente, aveva preconizzato nel giro di una decina di anni (ormai scaduti) la fine dei parlamenti, sostituiti dalla democrazia diretta dei click su un sito (il suo!). Mezza parola di Conte su questo punto decisivo, che, lo si voglia credere o no, ha tenuto in scacco la politica italiana nel 2013? Zero assoluto. Poi, lo statista Conte ha con grande fermezza e risolutezza criticato il suo ex amico Matteo Salvini (in lizza per il primo posto del politico più scemo di tutti i tempi con David Cameron. Sfida appassionante) per aver appiattito la sua azione politica sulla comunicazione, social e non solo. Bravo Presidente, una cosa che ripetiamo da anni. E anche qui, credibilità a mille da un militante dell’unico partito in cui lo staff della comunicazione vale più dei parlamentari. Che poi questo staff sia diretto da Rocco Casalino, lo scemo del Grande Fratello, aggiunge ridicolo al ridicolo (ricordiamo che Casalino vinse la classifica per l’idiozia più grande dell’intera prima edizione del reality stilata dalla Gialappa’s Band. Secondo arrivò Salvo il pizzaiolo. Andate a risentirvi cosa disse Casalino, è cultural pop italiana). Ma ancora, la forte critica alla politica infame sulla migrazione. Questa è stupenda, soprattutto dopo aver firmato di tutto, aver salvato il suo ministro dai processi e aver rivendicato in questi mesi l’adesione al modello salvinista. Commovente il ringraziamento al Presidente della Repubblica, davvero. Non ricordo, però, ma magari qualcuno mi correggerà, mezza sillaba di Conte quando Di Maio chiedeva l’impeachment. Sarò smemorato. Stupendo poi l’afflato europeista da militante di un partito che era per il no euro. Altro che Altiero Spinelli, non aveva questa visione europea! A queste grandi parole di verità, che supereranno per fama il celebre discorso di Matteotti prima di essere ucciso dalla canaglia fascista, sono seguiti i due interventi più attesi. Parto da Renzi, che mi pare abbia già iniziato l’operazione #nicolastaisereno. Ma più di tutti mi ha colpito quello di Salvini, e qui l’ironia finisce. Fra le scemenze disperate che ha detto, una mi ha colpito: la risposta al rimprovero di Conte di strumentalizzare i simboli religiosi. Salvini: «State facendo un torto alla fede del popolo italiano». Cosa?! Questa è la lezione più grande per tutti gli ebrei che lo hanno sostenuto perché ci difendeva dall’invasione islamica e dai terroristi dei barconi. Ecco amici, noi non siamo italiani, abbiamo una fede diversa.
Davide Assael
(21 agosto 2019)