I media e l’antisemitismo
Esiste oggi in Italia, in Europa, nel mondo un problema di crescita dell’antisemitismo? A leggere queste pagine o seguendo i social la risposta è sì; ma sui quotidiani e sulle TV di questo crescente antisemitismo si trova una scarsa traccia.
Quello del comportamento dei media nei confronti dell’antisemitismo – sia nella forma di aggressioni alle comunità della Diaspora che in quella di attacchi e di atti ostili nei confronti dello Stato d’Israele – è diventato nel tempo un problema che richiede una riflessione ma anche una reazione.
L’ostilità presente nei media contro il mondo ebraico e in particolare contro il sionismo prende varie forme. Molto diffusa – specialmente quando si tratta degli attacchi terroristici contro Israele – è la tecnica del rovesciamento delle responsabilità che viene raggiunta con l’inversione della narrazione degli avvenimenti. Nel caso di attacchi missilistici provenienti da Gaza o in quello di aggressioni o di accoltellamenti contro soldati e civili israeliani viene messa in evidenza – soprattutto nella titolazione – la reazione israeliana, mentre l’atto primario che l’ha provocata viene messo in secondo piano se non addirittura taciuto.
Ma la tecnica più usata e, purtroppo, più efficace è quella del silenzio. Nei media italiani è rarissimo trovare notizia dei numerosissimi episodi di ostilità e di vera e propria aggressione che si verificano in molti Paesi europei. Quello che ormai, in alcuni Paesi, è diventato un diffuso clima di intolleranza non viene percepito in maniera adeguata in Italia dove, per fortuna, questi episodi sono meno numerosi e, almeno per ora, meno gravi. Ben poco si può leggere sui media italiani del clima che ha indotto in Francia e in Germania gli appartenenti alle comunità ebraiche a modificare i propri comportamenti pubblici, a partire dalla visibilità dei segni della propria identità. A un altro livello, ben poco si è potuto leggere sulla diffusione dell’antisemitismo in seno al Partito laburista britannico e lo stesso si può dire sull’emergere di posizioni estremistiche nel Partito democratico americano, che sono venute alla luce soltanto con l’episodio delle quattro deputate a cui è stato rifiutato l’ingresso in Israele. Anche in questo caso, è stata utilizzata la stessa tecnica del rovesciamento: si è messo in evidenza l’episodio finale, ma niente o assai poco è stato detto sui contenuti della campagna antisraeliana condotta dalle quattro deputate. Ma ben poco è stato scritto anche sulla diffusione dell’antisemitismo in alcuni Paesi dell’Est europeo, in particolare in Polonia.
Nella stessa maniera niente o quasi si può trovare sui media italiani sull’antisemitismo diffuso nei Paesi islamici, un antisemitismo istituzionalizzato che prende, in particolare, la forma di un eccitamento all’odio contro gli ebrei coltivato nelle scuole fin dall’infanzia, soprattutto, ma non soltanto, in quelle palestinesi. Nessun quotidiano, nessuna rete televisiva ha mai sentito la necessità di fare un’inchiesta sull’antisemitismo diffuso nel modo islamico, che sta alla base degli episodi di aggressione nei confronti dello Stato ebraico e nel permanente rifiuto di riconoscerlo e di accettarne l’esistenza. Bisogna dire che il rifiuto di accettare la legittimità dell’esistenza dello Stato d’Israele si ritrova anche, in altre forme, in sedi del tutto diverse. Per esempio, è significativo il fatto che i due quotidiani cattolici Avvenire e L’Osservatore Romano tendano a non citare esplicitamente il nome dello Stato d’Israele usando al suo posto quello di Terrasanta, negando implicitamente la legittimità dell’esistenza dello Stato ebraico.
Valentino Baldacci
(22 agosto 2019)