Casale – Nel segno di Primo Levi
Ci si è ritrovati nel Cortile delle Api, sabato 31 agosto. Non siamo in pochi, ma c’è un’atmosfera di intima amicizia: le sedie messe in circolo, la luce soffusa e, visto che sono le 21.30, la possibilità di sorseggiare un amaro (ovviamente l’Amaro Casale gentilmente offerto dalla distilleria Magnoberta). Si riapre così la stagione culturale della Comunità ebraica di Casale Monferrato, dopo la pausa estiva dedicata ai consueti lavori di manutenzione del complesso di vicolo Salomome Olper. Una serata il cui tema di fondo è il rapporto tra l’arte e la Shoah e di conseguenza le difficoltà insite nell’esprimere un dramma che, per le sue proporzioni, sembra a volte segnare un limite tanto alla capacità narrativa quanto a quella di saper ascoltare.
È su questa riflessione che si innesta il titolo della mostra: “Sordità e Indifferenza” che si inaugura in questa serata, ma anche la dedica che Elio Carmi, vicepresidente della Comunità Ebraica, fa a Primo Levi di cui ricorrono i 100 anni dalla nascita. Un accostamento molto pertinente se si pensa soprattutto alla difficoltà che lo scrittore torinese ebbe nel far accettare l’enormità della tragedia descritta in “Se questo è un uomo”. Anzi c’è ben più di una dedica: la famiglia Dal Monte di Vercelli ha portato questa sera a Casale una lettera inedita di Primo Levi. Datata l’11 settembre 1975 è la risposta di Levi ad alcuni quesiti posti da Giulio Dal Monte, studioso e appassionato di ebraismo che ha lasciato alla Comunità di Casale un consistente fondo di opere e documenti. È una lettera dall’attualità sorprendente, perché la domanda più importante è “come è stato possibile?” “Penso che i giovani neofascisti attingano al loro fanatismo proprio dalla loro ignoranza, – si legge nella lunga risposta di Levi – proprio dal non aver avuto esperienze dirette: la scuola quasi mai, come lei giustamente osserva, può o vuole correggere le loro storture”.
Un’atmosfera crepuscolare che prosegue nella visita alla mostra in sala Carmi, dove uno dei due autori il casalese Alberto Raiteri, proprio ispirato all’opera di Levi, ha appeso dei teli di juta all’ingresso dello spazio espositivo, “per costringere, un po’ forzatamente, lo spettatore ad entrare nella dimensione della Shoah”. La sala è al buio, le opere si intravvedono grazie al chiarore che filtra dalle grate della finestra sul cortile. La sensazione di precarietà è forte e dal buio emergono elmetti, prigionieri, divise grigie, ma anche strani animali. Quando Elio decide di accendere le luci tutti tirano un respiro di sollievo. Gli autori sono Vito Boggeri classe 1939 un uomo che si è confrontato con i più grandi esponenti dell’arte del dopoguerra e che in questa mostra ha dato una fisicità pittorica ai peggiori incubi della Shoah e Alberto Raiteri, casalese, che ha scelto una trasposizione altrettanto cruda, ma sfruttando l’empatia che abbiamo per il mondo animale. Due artisti diversi, ma le cui opere dialogano perfettamente.
La mostra sarà aperta con ingresso libero fino al 15 settembre.
Domenica 8 settembre alle ore 18, riprendono in vicolo Salomone Olper anche i concerti della rassegna “Musica in Sinagoga”. Il prossimo sarà realizzato in collaborazione con il Divertimento Ensemble di Milano e vedrà Beatrice Binda, soprano e Lorenzo Gorli, violino. In programma alcuni dei più interessanti compositori contemporanei di famiglia ebraica.
Alberto Angelino
(2 settembre 2019)