Periscopio – Tre esiti, nessuno positivo
Pur con non poca riluttanza, credo di non potermi esimere dal dedicare qualche commento al rapido, imprevedibile e sorprendente capovolgimento del quadro politico a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane. Si è davvero trattato di qualcosa di particolare, che non trova analogie o precedenti nella storia delle moderne democrazie. La riluttanza deriva dal fatto che non mi piace niente. Non mi piaceva il governo che c’era ieri (lo chiamavano il governo di svolta, anche se non si capiva verso dove), non mi piace il governo che c’è ora (quello della svolta bis, direzione ancora più oscura) e non mi sarebbe neanche piaciuto il nuovo governo (quello “sovranista puro” e dei “pieni poteri”) che sembrava lì lì per nascere, e che invece non ha visto la luce. “Non mi piace il presepe”, rispondeva, nel “Natale in casa Cupiello”, burbero e scontroso, Lucariello al padre, che sperava ingenuamente di coinvolgerlo nella letizia del Natale. Evidentemente sono ancora più burbero e scontroso di Lucariello, dal momento che di presepi che non mi piacciono ce ne sono addirittura tre.
Non solo, inoltre, non mi piacciono i tre presepi, ma non mi trovo in sintonia neanche con le feroci critiche che, da sponde opposte, sono state e sono rivolte a ciascuno di essi, con le quali pure, in teoria, almeno in parte, dovrei essere d’accordo. E invece no. Anzi, nel leggere o nel sentire gli improperi, gli anatemi, le criminalizzazioni formulate al’indirizzo di ognuno dei tre (fascisti, razzisti, bibbianisti, poltronisti, servi dello straniero ecc.), mi viene, istintivamente, di solidarizzare con la vittima di turno (“coraggio, è vero che fai pena, ma quelli che ti insultano sono peggio di te”).
Mi rendo conto di rischiare di scivolare nel qualunquismo. Dire che i politici sono tutti uguali, che la politica è una schifezza ecc. è una cosa molto triste. E allora, con un po’ di sforzo, cerco di mettere ordine nei miei pensieri, e di capire bene cosa, dei tre presepi, non mi piace, provando a sintetizzare al massimo un discorso che richiederebbe molto più spazio.
Presepe n. 1 (il governo di svolta). Trovavo inaccettabile che uomini delle istituzioni offendessero sistematicamente, e senza alcun imbarazzo, degli altri esseri umani, usando forme di linguaggio indegne di qualsiasi consorzio civile. La dignità dell’uomo è sacra e inviolabile, va difesa anche quella del peggiore criminale, anche di un condannato a morte sul patibolo. E ciò non ha niente, proprio niente a che fare col problema dei flussi migratori o dei campi Rom. Le autorità possono benissimo decidere di respingere dei profughi o smantellare degli insediamenti abusivi o insicuri. Ma anche in questi casi – anzi: soprattutto in questi casi – non si può mai deflettere dal dovere del massimo rispetto verso le persone colpite da provvedimenti restrittivi o escludenti. E, se è sacrosanto l’esercizio della legittima difesa, dire che la difesa è “sempre legittima” rappresenta un’aberrazione logica, morale e giuridica.
Presepe n. 2 (svolta bis). Che credibilità può avere un’alleanza tra due soggetti che, fino al giorno rima, si disprezzavano con tutta l’anima, e che giuravano, un giorno sì e l’altro pure, che non sarebbero mai e poi mai andati con certa gentaglia? E poi, a coloro che gioiscono perché il populismo sarebbe finito, perché la minaccia antidemocratica sarebbe stata sventata ecc., chiedo semplicemente: ma ne siete proprio sicuri? L’azionista di maggioranza del nuovo governo è stato folgorato sulla via di Damasco? Si sono pentiti di quello che dicevano e facevano fino a poche settimane fa? E il creatore, garante e capo (vero capo) del movimento, è cambiato? Non pensa più le cose che diceva, per esempio, sulle avversarie politiche di sesso femminile, o su una famosa scienziata colpevole, oltre che di essere donna, anche di essere anziana? E, a proposito di Israele, qualcuno si è andato a rileggere le dichiarazioni fatte sul tema, in passato, dal nuovo Ministro degli Esteri e, soprattutto, da un suo influente Sottosegretario, antisionista dichiarato, odiatore a tempo pieno, simpatizzante di Chavez, Hamas, Maduro e via dicendo? Come può, chi abbia a cuore la sorte di Israele e della democrazia, fare finta di nulla?
Presepe n. 3 (il governo che non c’è stato). Tornare a votare solo perché sono cambiati i sondaggi è semplicemente assurdo. Se il Presidente della Repubblica avesse sciolto le Camere solo per questo motivo, avrebbe creato un precedente pericolosissimo, la Costituzione sarebbe stata palesemente violata e saremmo andati verso un sistema in cui si vota ogni settimana.
Qualcuno, tra gli amici di Israele, sostiene che il governo che non è nato avrebbe difeso lo Stato ebraico. È probabile, e sicuramente non avremmo agli Esteri la gente che c’è ora. In cambio, verosimilmente, avremmo qualche ministro che vorrebbe eliminare divorzio, aborto e unioni civili, che pensa che l’omosessualità sia una malattia e che la donna deve stare a casa a fare figli. Ma pazienza, non si può avere tutto. Personalmente, ho pubblicamente ringraziato, e lo faccio ancora, il mancato nuovo premier per le ferme posizioni a difesa di Israele (e aggiungo che trovo molto squallido che qualcuno, alla disperata ricerca di qualche sua eventuale uscita antisemita, abbia dovuto pescare il lontano ricordo di un insegnante, riguardo a un’ingenua domanda fatta, trent’anni prima, dal futuro politico in questione, all’epoca sedicenne). Ripeto: grazie. Ma l’amore per Israele non è un detersivo, un bianchetto in grado di cancellare miracolosamente qualsiasi macchia. Non mi attira l’idea di un Israele florido, sicuro e felice, circondato dalla barbarie. E chi ama Israele non dovrebbe andare a braccetto con antisemiti e neofascisti dichiarati, come se niente fosse, né potrebbe tollerare che tra le proprie fila ci sia qualcuno che insulta un giornalista critico dandogli dell’ebreo, o che, dai banchi del Senato, manca di rispetto a una signora di 89 anni, sopravvissuta ad Auschwitz, maestra di coraggio e impegno civile. Essere filo-sionista e filo-antisemita è un ossimoro gigantesco.
Ma c’è un altro motivo, forse più profondo e importante, per la mia insoddisfazione. Cercherò di illustrarlo nella mia nota di mercoledì prossimo.
Francesco Lucrezi
(18 settembre 2019)