Appendere o apprendere?
Come sempre ogni dichiarazione in favore della laicità delle istituzioni e quindi dell’inopportunità dell’esposizione di simboli religiosi nelle scuole pubbliche scatena infinite polemiche; e come sempre io mi ritrovo a domandarmi come mai coloro che si sgolano per difendere i simboli cristiani sui muri delle classi poi non sembrino preoccuparsi minimamente di quanto cristianesimo (valori, cultura, letteratura, arte) si insegni effettivamente tra quei muri. Perché, per esempio, al liceo classico si trattano tanti autori pagani e si tralasciano sempre quelli cristiani? Va bene – mi si dirà – la cosa è paradossale ma non ci riguarda. Eh no, a mio parere invece ci riguarda eccome. Prima di tutto perché ci dimostra quanto le polemiche siano strumentali: non sono in favore di qualcosa (una cultura, una tradizione, un sistema di valori), ma servono solo a far sentire fuori posto qualcuno, cioè noi, gli insegnanti e gli allievi non cristiani. In secondo luogo perché i valori cristiani che potrebbero (a mio parere dovrebbero) essere insegnati e invece vengono spesso tralasciati sono valori comuni a tutte le religioni di oggi, valori che potrebbero unire anziché dividere. Penso per esempio alla sacralità della vita umana, all’uguaglianza tra tutti gli uomini, al dovere di assumersi le proprie responsabilità, al diritto al riposo, ecc.
Nella mia esperienza di insegnamento ho notato che spesso questi valori faticano ad emergere anche quando dovrebbero (ad esempio nello studio di Dante) perché in contrasto con una serie di valori opposti propri delle culture greca e latina che, almeno al liceo classico, godono di un culto un po’ troppo acritico. Pensiamo per esempio al suicidio visto come gesto eroico. Per fortuna in questo caso il contrasto con la morale comune – nostra e dei nostri allievi – è così stridente da impedire che l’ammirazione per i personaggi letterari che si suicidano possa trasmettersi alla vita reale. Altri valori, però, si insinuano in modo più subdolo. Chi, per esempio, al liceo classico accetta davvero l’idea che gli allievi e gli insegnanti abbiano diritto a un giorno settimanale di riposo? E siamo sicuri che i ragazzi che escono da un liceo classico sotto sotto non si sentano (perché così è stato loro insegnato) un po’ superiori rispetto al resto dell’umanità? Lo ammetto, forse sto esagerando. Però è vero che al liceo classico viene trasmessa un po’ troppo acriticamente l’idea che si debba distinguere tra una cultura “alta”, destinata a pochi eletti, e una cultura “bassa”, per tutti, e che solo ciò che appartiene alla cultura “alta” sia davvero importante: un modo di vedere in palese contrasto con la cultura ebraica e cristiana (e suppongo che il discorso valga per tutte le religioni che non intendono rivolgersi solo a pochi iniziati).
Chi crede davvero nella forza della propria cultura cerca di insegnarla, non di appenderla a un muro.
Anna Segre, insegnante