Oltremare – Kippot all’uncinetto
I miei viaggi in treno qui in Israele, tanto frequenti negli ultimi anni quanto di norma molto poco interessanti, si popolano a volte di personaggi che colgono il mio interesse per qualche motivo, spesso legato a deja-vu. Per esempio ieri sera, al ritorno dopo una lunga giornata che era iniziata presto sul tono non favorevolissimo di treno pieno e zero posti a sedere. Dopo essermi seduta noto che davanti a me siede una ragazza giovane, che sta facendo una kippah all’uncinetto: fra le attività viste o subite su treni in qualunque parallelo, non tra le più moleste. Ho da fare e quindi non seguo tanto i suoi movimenti, noto solo che la kippah è con tutta probabilità per un amico/fratello/fidanzato che sta facendo il militare, perché è verde militare appunto, con scritte nere sul bordo esterno che non riesco a leggere perché le sue mani mi coprono la visuale. Lei riceve telefonate, scrive messaggi, controlla l’ora un paio di volte, e intanto sta finendo la kippah. Ma ad un certo punto succede qualcosa che rompe completamente questo mini-idillio del trasporto pubblico: un odore acre e riconoscibilissimo si sprigiona all’improvviso, seguito dal rumore sordo tak-tak-tak: e con mio stupore e lieve orrore vedo che la ragazza ha tirato fuori e sta usando un marker nero, per rendere più precisa la scritta sulla kippah oppure per correggere possibili errori. E forse se non fossi cresciuta ai campeggi della Fgei/Ugei, e non avessi visto con i miei occhi le ragazze che arrivavano dal Bnei Akiva e che al contrario di noi dell’Hashomer avevano imparato l’arte sopraffina dell’uncinetto, per lo scopo unico ed altissimo di costruire con le loro proprie mani kippot per tutti i ragazzi abbastanza fortunati da meritarsele, forse non ci avrei neanche fatto caso. Ma avendo invece passato innumerevoli notti insonni in assemblee e riunioni di consiglio in cui le suddette bneakivine si tenevano sveglie anche facendo kippot, mi è partito in cuore un inevitabile “o tempora, o mores!”
Viviamo in tempi in cui i segnali di imbarbarimento dei costumi sono a 360° intorno a noi, e sono davvero difficili da evitare, ed ecco, uno era proprio lì davanti a me, sotto forma di classica ragazza con i capelli scuri e ondulati lunghi sulle spalle, e la gonna nera esattamente della lunghezza giusta, e nessun accenno di antipatia nella voce mentre parlava al telefono, ma che pur di avere la kippah perfetta usa armi non convenzionali davanti a tutti in un treno affollato.
Daniela Fubini