Ticketless – Pà e Pè

cavaglionTra i libri sul periodo della dittatura fascista che mi piacerebbe vedere ristampati vi è la memoria di uno dei figli del leader socialista Claudio Treves, Paolo. S’intitola Quello che ci ha fatto Mussolini. Non tutte le autobiografie antifasciste raccontano così bene la quotidianità della emarginazione: i controlli della polizia, i pedinamenti, la censura nella corrispondenza, ma anche la felicità di sentirsi dalla parte giusta, che è tipica di chi vuole rivendicare il senso della libertà.
Quello che “ci” ha fatto Mussolini. Due fratelli, Pà e Pè. Paolo e Piero, così diversi l’un dall’altro eppure così legati al padre e alla madre. Un esempio preclaro di quello che Rosselli nel celebre discorso di Livorno chiama “il senso religioso della famiglia”. Leggo in questi giorni la splendida monografia che Andrea Ricciardi ha dedicato a Pà, Paolo Treves. Biografia di un socialista diffidente (Franco Angeli). Un libro che indirettamente illumina anche la figura di Piero Treves. Singolare la frequenza di vite parallele nell’antifascismo, di storie riflesse di due fratelli. I due Treves, i due Rosselli, i due Stuparich. Una costante è rappresentata dal ruolo essenziale delle madri, nel nostro caso Olga Levi, la più legata alle tradizioni dell’ebraismo, trait d’union con Modigliani. Non gode buona fortuna la letteratura sull’antifascismo oggi. Il meglio giace nelle bancarelle dell’usato. Non si può dire che questo genere di libri sazi l’appetito degli editori. Segnali malinconici dall’Italia di oggi, che rafforzano il pessimismo di Pà. Socialista “diffidente” lo definisce, non a torto, Ricciardi. Torna a mente il titolo, profetico, di un suo secondo volume autobiografico: È inutile avere ragione.

Alberto Cavaglion