Ridiamo forza alla Memoria
Negli ultimi giorni abbiamo, io credo, superato un confine che finora non era mai stato varcato. Non tanto con le minacce giornaliere che si riversano contro la senatrice Segre, quanto per il voto e quell’immagine del centro-destra (ma possiamo ancora chiamarlo tale?) che resta seduto in aula e non applaude. Non credo che tutte le avances poi fatte da Meloni e Salvini a Liliana Segre possano cancellare quel fatto.
Il problema vero, però, al di là dell’indegno comportamento nei confronti della senatrice Segre, è che quel giorno è successo qualcosa che riguarda la memoria della Shoah. Una memoria costruita faticosamente, attraverso la memorialistica, la storiografia, i testimoni, le ricorrenze, e divenuta, da noi come in molta parte d’Europa, il cemento di una politica rivolta alla democrazia, alla pace, alla protezione dei più deboli, al rifiuto del razzismo e dell’antisemitismo: i principi insomma su cui si è fondata l’Unione Europea, e che la rendono un baluardo contro totalitarismi e guerre. Gli stessi principi che, come ha detto il presidente dello Stato d’Israele Rivlin, animano le azioni della senatrice Segre. E quelli che i nostri fascisti non le perdonano.
Oggi, dopo quanto accaduto negli ultimi giorni, la sensazione netta è che questa memoria non sia più il cemento dei principi del nostro paese, il nostro sentire condiviso. Non è ancora un’apertura netta all’antisemitismo, ma certo è un cambiamento che lascia aperta la strada a questo esito.
Che fare? Naturalmente, resistere, e non solo in posizione difensiva. Non dobbiamo solo difendere questa memoria, ma rivitalizzarla, ridarle forza dove ci appare stanca o ripetitiva, riempirla di contenuti, di aperture, di emozioni, di ragioni. Fra poche settimane sarà il 27 gennaio, il giorno della Memoria in base ad una legge dello Stato italiano. Il modo migliore per onorare Liliana Segre e per reagire a questa situazione pericolosa è quello di rendere questa giornata, muovendoci fin d’ora nelle scuole e nella società, più viva, più vitale, più condivisa possibile. Non ho ricette, solo speranze. È una proposta, non una considerazione.
Anna Foa, storica