Oltremare – La sirena
Stavolta è stato davvero un po’ surreale: una cosa è tenere il sangue freddo e dire e scrivere le cose giuste a famiglia ed amici lontani giustamente preoccupati per le notizie dell’ennesima emergenza missili nel sud di Israele. Un’altra è preoccuparsi contemporaneamente da qui per un’altra emergenza tutta italiana, e realizzare che alla fine ogni sirena fa lo stesso effetto, non importa dove suona, se a pochi chilometri da Gaza o nella città della mia famiglia, Venezia. L’effetto principale è di fermare la vita come la vorremmo vivere, il nostro normale andare a scuola o al lavoro, vedere amici al baretto sotto casa o andare ad una conferenza o ad un concerto, o a comperare verdure o qualunque altra cosa. E quando la senti la sirena, qui come lì, per un attimo il cervello non coglie, poi appena i neuroni preposti si incontrano parte la scarica di adrenalina, e si fanno tutti gli aggiustamenti necessari alla giornata o alla settimana. Intanto uno sguardo alla dispensa. Poi si valuta a mente quali delle attività normali si possono continuare a fare: posso arrivare all’appuntamento che ho a nord Tel Aviv mentre arrivano un numero ancora non calcolabile di missili su suolo israeliano? Se i treni viaggiano, certo. Al massimo arrivo in ritardo, con la più accettabile giustificazione mai vista, nel caso in cui il treno si debba fermare perché suona una sirena. E a Venezia, come arrivo all’appuntamento? Per calli e sconte, scegliendo percorsi in zone sufficientemente elevate da permettermi di passare con gli stivali alti, e evitare ove possibile i selfie di turisti sfacciati che credono sia tutto un gioco e fanno ciaf-ciaf nell’acqua alta, come fosse una immensa pozzanghera messa lì dal ministero del turismo per il loro divertimento e per i loro inutili Instagram. A ciascuno i suoi pericoli. L’importante è non accendere per nessun motivo i telegiornali, pena vedere con i propri occhi le facce dei politici, egualmente composte di qua e di là del mare: frasi fatte, colpe da distribuire sempre ad altri. Anime candide che si sacrificano dall’inizio dei tempi fino all’ultima goccia di sangue per il popolo, i cittadini, la nazione, ma inspiegabilmente sono ancora lì a pronunciare parole che non miglioreranno le nostre vite.
Daniela Fubini