L’Italia e l’antisemitismo
Fa un discorso chiaro e forte Ernesto Galli della Loggia: fra le fiamme della Shoah l’Europa si è suicidata, legando la propria coscienza alla condanna per un crimine da cui non potrà mai risollevarsi. A loro volta, gli ebrei non hanno potuto sottrarsi a trasmettere la memoria della barbarie che si è abbattuta su di loro, e sono stati ‘condannati’ (l’idea e il termine sono miei) a occuparsene e a scriverne senza requie. L’ebraismo, continua Galli della Loggia, è diventato così per l’Europa un ‘fastidioso memento’ delle sue colpe. Non sorprende, allora, che gli ebrei, in veste di giudici morali della storia europea, possano suscitare negli altri insofferenza, o decisa antipatia, quando non odio antisemita. Fra le derivate di questo fenomeno, Galli della Loggia ravvisa ‘l’uso politico dell’Ebraismo’ da parte di chi cerca di legittimare attraverso la vicinanza agli ebrei il proprio ‘status etico-ideologico, enfatizzando ogni più ‘insignificante miserabile gesto antisemita’ per mostrare di essere dalla parte giusta, e i suoi avversari dalla parte sbagliata.
Il discorso non fa una piega, e Galli della Loggia sta di certo dalla parte buona.
C’è tuttavia qualcosa che non quadra del tutto nel ragionamento. Perché l’antisemitismo in Italia è davvero in crescita allarmante, assieme alla discriminazione e al razzismo in genere, e non saprei dove si debba tracciare lo spartiacque fra i gesti significativi di antisemitismo e quelli insignificanti. Non penso sia nelle intenzioni di Galli della Loggia sminuire la preoccupazione per l’atmosfera pesante che l’Italia e l’Europa tutta stanno vivendo da qualche tempo a questa parte. Non credo si possano minimizzare frasi d’odio o anche solo di disprezzo pronunciate da politici nei riguardi di un qualsiasi genere di diversità. Le spie dell’odio che si traduce in violenza sono di vario genere, e nessuna di esse va sottovalutata. Se per giudicare grave una situazione si vuole attendere di avere una determinata quantità di evidenze (quante?), si rischia di arrivare troppo tardi. Certa politica deve farsi un esame di coscienza.
È probabile che il ragionamento di Galli della Loggia abbia nel retro della mente anche il caso Liliana Segre e la polemica sulla cittadinanza offertale con poca o molta convinzione da vari sindaci. È vero che le offerte possono essere state strumentali, e se così è stato (la verità sta solo nella mente degli offerenti) la cosa è di uno squallore inaudito. È tuttavia altrettanto squallido che questa possibilità possa impedire a una città di offrire in buona fede a Liliana Segre un riconoscimento.
La storia e i sensi di colpa della civiltà europea porta anche queste conseguenze, oltre a quelle già rilevate, e cioè l’impossibilità di credere nella buona fede altrui, annullata per sempre da troppi silenzi e da troppe esitazioni della società di fronte al riconoscimento delle proprie responsabilità.
E si potrà anche credere che, al di là dello spirito critico di una politica che denuncia la strumentalizzazione altrui, ci sia una retorica che a un’ebrea continua a non voler riconoscere nulla. Il pensiero è sempre malleabile, e la verità sempre manipolabile.
Il Comune di Schio dice no alle pietre di inciampo perché le considera ‘divisive’. È un atto di antisemitismo grave o insignificante?
Dario Calimani, Università di Venezia
(28 novembre 2019)