“Per respingere davvero l’odio,
università adottino la definizione Ihra”
“Se desideriamo investire sulle giovani generazioni riteniamo che un contesto universitario debba adottare programmi, iniziative e un codice di condotta per orientare la conoscenza e formare persone affinché domani sappiano partecipare alla vita civile di questo Paese, affermando i principi costituzionali e comprendendo che le libertà di cui oggi beneficiano sono state la ragione di lotta al nazifascismo, vissuto amaramente da altri, giovani come loro”.
È quanto scrive la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un messaggio inviato al rettore dell’Università di Siena Francesco Frati e per conoscenza anche a Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, e al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti. Un intervento reso necessario dalle esternazioni filonaziste di un docente dell’ateneo senese, il professor Emanuele Castrucci, contro il quale lo stesso rettore, dopo un’iniziale esitazione, si è adoperato con l’intenzione di denunciare alla Procura il docente e di chiedere alla commissione disciplinare la sospensione e a seguire la destituzione dall’incarico.
Un intervento che, anche se “tempestivo, responsabile ed atto a generare nell’immediato un senso di consapevolezza e rigore storico-morale nelle coscienze di discenti e docenti”, non è ritenuto sufficiente “per arginare il fenomeno che stiamo vivendo nel pieno, tutti e ovunque, e non solo osservando a distanza”. Per questo l’invito, come già rappresentato nel 2018 a Pisa, in occasione della cerimonia delle solenni scuse del mondo accademico italiano per la promulgazione delle Leggi razziste 80 anni prima, è ad adottare come riferimento, “a integrazione del codice di condotta”, la definizione di antisemitismo formulata dall’International Holocaust Remembrance Alliance.
“Shoah, guerra di resistenza, fascismo e distruzione mondiale sono verità storiche sulle cui rovine si è ricostruita l’Italia nel dopoguerra” viene ricordato nel messaggio dalla Presidente UCEI. Il negazionismo non può quindi beneficiare “dei sacri principi di libertà di pensiero e di espressione, specialmente quando la distorsione diventa l’oggetto stesso della formazione accademica”. L’appello all’adozione è esteso anche alla Conferenza dei Rettori e al governo italiano “affinché nomini un referente per la lotta all’antisemitismo” e incorpori la definizione “rivedendo la normativa penale dinanzi agli innumerevoli atti di apologia del fascismo”. L’invito è anche ad adottare programmi di studio specifici, a partire dalla scuola materna, “ribadendo l’emergenza e la necessità di agire”.
E ciò non solo a difesa degli ebrei italiani, cittadini di questo Paese da oltre duemila anni, “ma per l’Italia civile tutta”.
(3 dicembre 2019)