Antisemitismo da Londra a Siena
Ha fatto molto bene Paolo Mieli (“L’ambigua sinistra inglese”, Corriere della Sera, 2 dicembre 2019) a citare dettagliatamente gli episodi nei quali il leader laburista Jeremy Corbyn ha manifestato ostentatamente il suo odio per Israele e la sua vicinanza a coloro che vorrebbero distruggerlo. Perché una cosa è parlare genericamente di antisemitismo, altra è ricordare dettagliatamente, come ha fatto Mieli, una serie di episodi di cui è stato protagonista Corbyn. Conviene lasciare la parola allo stesso Mieli: «La partecipazione di Corbyn a Tunisi a una cerimonia in onore di uno dei terroristi che nel 1972 a Monaco avevano sequestrato e ucciso atleti israeliani; l’amichevole incontro con il leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina alla vigilia di un attentato a una sinagoga di Gerusalemme in cui sarebbero rimasti uccisi quattro rabbini (…); la conferenza con Khaled Meshaal, il leader di Hamas già sulla “lista nera” del Regno Unito; la protesta contro il sindaco di Londra reo di aver fatto cancellare un dipinto murale di Mear One – un nome d’arte – da lui, non a torto, ritenuto antisemita; la prefazione a sua firma alla ristampa di un libro del 1902 in cui John Atkinson Hobson sosteneva essere il capitalismo internazionale “controllato da uomini di una razza particolare” (analisi “corretta e lungimirante” l’ha definita Corbyn): il capo laburista ha altresì “chiamato “fratello” Abdul Aziz Umar, condannato a sette ergastoli per aver fatto esplodere a Gerusalemme un ristorante, provocando la morte di sette persone». E – come scrive Mieli – si potrebbe continuare…
Accanto al caso Corbyn, che finora è stato trattato con molta reticenza, va messo quello del prof. Emanuele Castrucci, docente dell’Università di Siena, che ha espresso la sua ammirazione per Hitler e per il nazismo in maniera non equivoca. Le due figure hanno ovviamente un ben diverso rilievo, ma anche il caso del professore senese merita di essere in evidenza, non solo per quanto ha detto ma per l’atmosfera di omertà che si era creata intorno a lui. E’ risultato infatti che, ben prima del tweet che ha fatto scoppiare lo scandalo, le esternazioni del prof. Castrucci fossero note e ripetute. Allora non ci si può indignare e chiedere l’allontanamento del professore dalla cattedra solo quando lo scandalo è diventato pubblico: in realtà c’è stata un’omertà generalizzata: del Rettore, che ancora il giorno prima che la notizia apparisse sui media nazionali sosteneva che si trattava di opinioni personali; dei colleghi, in particolare di quelli dello stesso Dipartimento, che non potevano ignorare quanto Castrucci andava ripetendo più o meno pubblicamente; infine degli stessi studenti: ho sentito in TV uno di loro dire con leggerezza che sì, si sapeva bene quali erano le idee del prof. Castrucci. Le idee…
Valentino Baldacci