Educare alla convivenza,
il progetto UCEI entra nelle scuole

Schermata 2019-12-17 alle 15.35.34Realizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con il contributo del Ministero Federale degli Affari Esteri della Repubblica Federale Tedesca, il progetto “Prevenire il pregiudizio, educare alla convivenza” si pone l’obiettivo di intervenire con un’azione formativa finalizzata contro forme di non accettazione, rifiuto, insofferenza, diffidenza e razzismo, con specifica attenzione alla diversità di genere.
Un impegno rivolto al mondo della scuola, con un ciclo di seminari per docenti – preludio a un successivo periodo di sperimentazione nelle classi in programma nei primi mesi del 2020 – che si conclude in queste ore a Firenze. Al centro di questo percorso elaborato da Saul Meghnagi, coordinatore della Commissione Scuola, Educazione e Giovani UCEI, con il supporto di Odelia Liberanome, che ha l’incarico di sviluppare progetti educativi per l’Unione, lo sguardo delle tre religioni monoteiste su concetti come uguaglianza, diversità, parità, rispetto. Tra i relatori intervenuti in questa fase il rabbino capo di Firenze rav Gadi Piperno, Adnane Mokrani, Daniele Garrone e Cristina Zucchermaglio.
Tre ulteriori saggi, parte del documento conclusivo e della formazione, saranno sviluppati da altrettanti esperti accademici: Giorgio Sacerdoti, che in “Uguaglianza, Diversità, Parità e Diritto” proporrà una analisi dal punto di vista giuridico costituzionale. Enzo Campelli che, in “Popolazione italiana: composizione e specificità”, svilupperà un punto di osservazione sociale e demografico. Marida Cevoli, che scriverà sul tema “Gli studenti della scuola italiana: diversità e provenienza e di genere”.
Formazione, identità, immigrazione, religioni. Queste le quattro parole chiave su cui si è soffermato Meghnagi nella sua premessa. Sul piano della formazione, spiega, la sfida è affrontare il tema educativo dando una priorità superiore al passato “ai temi della relazione tra soggetti diversi per cultura, provenienza e tradizione sociale e religiosa”. Sul piano identitario è invece fondamentale prevedere a fianco degli obiettivi cognitivi propri di ogni curriculo educativo anche degli obiettivi ‘affettivo-disposizionali’, “legati cioè alla dimensione emotiva e valoriale, con particolare riferimento ai temi del rispetto e della complementarietà di diritti e doveri diversi”. Per quanto concerne il tema immigratorio si rende necessaria, per Meghnagi, “un’attenzione specifica alla dimensione geografica delle dinamiche storiche e sociali, con una esplicita disamina dei processi di integrazione tra collettività diverse, nel corso dei secoli e nella condizione attuale, caratterizzata da forme di comunicazione e scambio fortemente accelerati”. Per quel che riguarda l’aspetto religioso serve infine “un’informazione puntuale su come le diverse tradizioni religiose si pongono nei confronti della dialettica in essere tra soggetti diversi per famiglia, origine, fede”.
Punto di partenza del progetto, che sarà sperimentato sia con bambini in fascia d’età 3-5 anni che con studenti delle scuole medie superiori, è la consapevolezza che la costruzione della cultura di singoli e di comunità “si sviluppa in forme diverse da persona a persona e da gruppi a gruppi in relazione alle condizioni storiche e sociali, ai contesti di vita e di lavori, ai tempi e ai luoghi”. Ed è quindi l’esito, si afferma, “di un’elaborazione di saperi volutamente trasmessi e accolti, di idee, di informazioni, di abilità acquisite in via informale o attraverso l’esperienza”. È in questo quadro che si colloca la continuità nello spazio e nel tempo del mutamento e della costruzione dell’identità culturale e si pone il problema della convivenza tra identità diverse. Una ricchezza che questo innovativo progetto punta a rafforzare.

(17 dicembre 2019)