Periscopio – Sardine
Vedere le piazze riempirsi di gente, di tutte le età, che manifesta pacificamente, senza lasciarsi andare a intemperanze e senza pronunciare parole aggressive e violente, è una cosa che, in linea di principio, dovrebbe essere vista con favore. Il modo, poi, del tutto spontaneo e inatteso, in cui si è andato formando il movimento delle cosiddette sardine, dovrebbe essere atto a suscitare una istintiva simpatia, così dovrebbero ispirare fiducia e speranza le facce giovani e pulite dei suoi ideatori, nonché l’esibizione, ironica e allegra, delle tante sagome colorate del piccolo, astuto pesce eletto a simbolo del movimento. Quanto al fatto – che è stato da più parti denunciato – che tali adunate appaiano un po’ povere di contenuti e proposte concrete, non mi pare una cosa particolarmente grave, né nuova, soprattutto in Italia, dove accade spesso che la gente scenda per strada a manifestare e protestare senza sapere perché. Certo, in genere – come pure è stato rilevato – si protesta contro il governo, non contro l’opposizione, ma non fa niente, gli italiani, ripeto, sono originali. Altra cosa singolare è che le sardine, se attaccano chiaramente l’opposizione, non sembrano amare neanche il governo, tanto da bandire severamente, nei loro incontri, ogni simbolo dei partiti che lo sorreggono. Se ne appare uno, subito ordinano che sia rimosso. Contro l’opposizione, quindi, ma anche contro il governo. Se gli italiani sono originali, le sardine sono italiani al cubo.
Però non è vero che non dicano proprio niente di concreto, e devo dire che alcune cose mi piacciono anche. Proprio la settimana scorsa, per esempio, su queste colonne, ho ribadito – commentando il pensiero di rav Della Rocca – l’importanza che una società sia sempre accogliente e rispettosa nei confronti delle minoranze, la cui integrazione è uno dei fondamentali parametri di civiltà. Rispetta i diritti dello straniero, ha detto qualcuno, e ricorda di essere stato straniero in terra d’Egitto. Fa piacere, perciò, che le sardine chiamino sul palco a parlare l’esponente di una delle minoranze, per ricordare che l’Italia è fatta anche da loro. E va benissimo, ci mancherebbe altro, che si sia trattato di una giovane donna araba e musulmana, ossia di una delle minoranze più cospicue e significative. Così come va anche benissimo, ovviamente, che la signora vada in giro col capo velato, ognuno si veste come gli pare, sarebbe triste il contrario.
Però, però, c’è un però. Un però che esprimo nella forma di una rispettosa domanda alle sardine. Anzi, di un paio di domande, che sono queste.
Care sardine, secondo voi, per essere degni di elogio e apprezzamento, basta essere membri di una minoranza, o contano anche le idee e le azioni che si promuovono?
La signora in questione, com’è noto, è la moglie di un signore che fa manifesta propaganda a favore di un grande movimento terrorista e antisemita, responsabile di innumerevoli violenze contro la popolazione civile di un certo Paese. Come mai l’avete scelta? Ditemi, per favore, quale, tra le seguenti quattro spiegazioni, è quella che più si avvicina alla verità:
Spiegazione numero uno: non conoscevate le idee del marito della signora, si è trattato di un errore che vi dispiace, e che non accadrà più. Sarebbe una buona risposta, ma non credo che sia quella giusta, perché avreste già avuto a disposizione molti giorni per manifestare una presa di distanza.
Spiegazione numero due: non ci importa niente di quello che pensano la signora e suo marito, a noi importa solo che siano esponenti di una minoranza. Buoni o cattivi, santi o assassini, bianchi o neri, non fa nessuna differenza, purché siano minoranza. Sarebbe una pessima risposta: avreste invitato sul palco la consorte felice di un fiancheggiatore delle Brigate Rosse? E badate che il paragone è offensivo proprio per queste ultime, che colpivano bersagli mirati, e non buttavano bombe nel mucchio.
Spiegazione numero tre: l’abbiamo scelta apposta, perché sono queste le minoranze che ci piacciono. Siamo giovani, sorridenti, incensurati, non andiamo a spaccare vetrine o a picchiare poliziotti, ma non pensate che siamo dei molli borghesi pantofolai, come i nostri avversari (quali? quelli del governo, o dell’opposizione? Boh, le sardine hanno il potere di farmi confondere…). Siamo dei duri. Temo che sia la risposta giusta.
Ci sarebbe poi anche una quarta spiegazione, di tipo, per così dire, “dietrologico”. L’abbiamo scelta apposta, ma non tanto perché ci piacciano le idee di suo marito, quanto perché abbiamo tutto l’interesse a far passare il messaggio che tutti gli arabi e i musulmani sono violenti e filo-terroristi, così aumenterà la paura, i benpensanti (ossia le “non sardine”) continueranno a invocare porti chiusi e respingimenti in mare, e noi continueremo a protestare contro di loro, e ad avere così una ragione di esistere.
Attendo, dal fondo del mare, una risposta.
Francesco Lucrezi
(25 dicembre 2019)