I conti che non tornano

calimani darioL’antisemitismo ha attraversato l’Atlantico per destabilizzare anche la serenità e le sicurezze degli ebrei americani. Per più di un secolo e mezzo gli ebrei hanno considerato l’America il porto più sicuro in cui cercare riparo dalle persecuzioni europee. Ora fra gli ebrei americani si sta facendo strada la tentazione di considerare l’espatrio. Trump li ama e afferma di voler combattere l’antisemitismo, ma le sue affermazioni contengono qualcosa di ambiguo perché si scontrano con il fatto che per combattere l’antisemitismo in base alla legge sui Diritti Civili gli ebrei dovrebbero essere considerati una ‘nazione’ o una ‘razza’.
E si scontrano con il suo machismo politico e con il suo sovranismo, che stanno cambiando il volto dell’America. È lecito chiedersi, infatti, quanto la nuova politica e il nuovo pensiero abbiano contribuito a scatenare gli istinti razzisti e antisemiti che hanno provocato gli attacchi a sinagoghe, supermarket casher e singoli ebrei per la strada. Cose mai viste negli Stati Uniti.
L’atteggiamento di Trump nei riguardi degli ebrei è di scontro e censura piuttosto che di complice e convinta ricerca di sostegno. A un recente evento in Florida si è rivolto loro fra risatine e sghignazzi dicendo: “Molti di voi lavorano nel settore immobiliare, perché vi conosco molto bene. Siete brutali assassini, non siete affatto brava gente.” E poi: “Anche se non vi piaccio… sarete i miei maggiori sostenitori perché se vincono [i democratici] vi troverete senza lavoro in quindici minuti”. Diverse organizzazioni ebraiche hanno contestato l’impegno di Trump a conferma degli stereotipi antisemiti che legano gli ebrei al denaro e che li vede legati a filo doppio a Israele (a scapito della loro ‘loyalty’ all’America, problema molto sentito negli Stati Uniti). Il rimprovero di Trump agli ebrei che non sono legati a Israele toto corde, in realtà, mette in evidenza, agli occhi degli americani, la loro ‘duplice lealtà’.
Alla fine, la sua richiesta di appoggio agli ebrei americani, piuttosto che essere basata su una condivisione di idee e obiettivi politici ed economici, suona più come un ricatto.
Non sorprende lo sbigottimento dell’America ebraica di fronte al presidente più filosemita e più acriticamente filo-israeliano che si sia mai visto, accompagnato, tuttavia, da un aumento senza precedenti di un antisemitismo violento e criminale. Gli ebrei americani sanno, con preoccupazione, che i conti non tornano.

Dario Calimani, Università di Venezia

(31 dicembre 2019)