Oltremare – Spazi aperti
Inizio d’anno, tempo di valutazioni, buoni propositi, in equilibrio fra passato e futuro. E in Israele, fra statistiche sulla popolazione e su quando velocemente cresce, e allarme povertà, (ebbene sì, anche nella Start-Up Nation, luce dei popoli eccetera, ci sono i poveri, e sono decisamente troppi per qualunque paese civile anche meno tecnologico o illuminante), ieri l’esercito ha pubblicato i dati sullo stato della belligeranza del paese. Non la belligeranza quotidiana che si esprime nelle liti per i parcheggi o in fila alle casse del supermercato, anche se forse sarebbe utile una misurazione anche di quella. Si intende qui una lista di riferimenti per valutare quanto siamo o meno in guerra, attaccati o attaccanti, e come ce la passiamo in generale sui confini. Ottime notizie: nel 2019 c’è stata una diminuzione degli atti terroristici rispetto al 2018. Un filo meno positivo il fronte missili da Gaza verso territorio israeliano: 1,295, il numero più alto registrato dall’ultima guerra aperta, nel 2014. L’85% dei missili erano diretti a zone abitate. 478 sono stati intercettati dall’Iron Dome, che sarà l’ora di aggiungere alle preghiere della sera, almeno nel sud di Israele. E 729 sono caduti in quelli che vengono definiti come “spazi aperti”, cioè non edificati. E questo è un dato che nessuno registra, perché quanto ce ne importa se cadono missili in posti dove non ci sono cittadini? Ma cosa vuol dire spazi aperti, in una zona di Israele dove tutto l’orizzonte è fatto di campi e piccoli moshav o kibbutz? Vuol dire campi coltivati, dove potrebbero esserci persone che lavorano. Strade, dove potrebbe esserci un veicolo che passa. Il vialetto che porta da una zona di un paesino ad un’altra, dove potrebbero esserci bambini che giocano. O il retro di un capannone per gli attrezzi. O un punto senza costruzioni fra due magazzini in una zona industriale. Solo la scorsa settimana, dopo un lavoro di lobbying indefessa, una delle reti televisive israeliane ha accettato di smettere finalmente di dire frasi come “sono stati sparati missili, ma non c’è stato nessun ferito” e dire invece “non ci sono stati feriti ma naturalmente ci sono danni emotivi”. È un enorme passo avanti nella percezione pubblica della guerra di attrito che subiscono tutti gli abitanti della fascia intorno a Gaza da ben oltre un decennio. Sulla percezione degli “spazi aperti” siamo ancora ben lontani dalla realtà, ma speriamo che nel 2020 non ci sia più ragione di parlarne.
Daniela Fubini
(6 gennaio 2020)