L’Iran e il Medioriente
Non è mai facile capire le dinamiche geopolitiche che sono, seppur fra Stati, le dinamiche di ogni relazione. E la relazione, si sa, non è una scienza, non può essere riassunta in modelli predittivi perché troppe le contingenze che la governano. A cominciare dalla specificità dei soggetti che la compongono, sempre diversi e specifici. Non è quindi facile capire quale sia la strategia migliore per arginare la naturale tendenza imperiale dell’Iran: quella di Obama, che mirava a disinnescare il pericolo introducendo l’antica Persia nella comunità internazionale, oppure quella del pugno duro trumpiano. Le vicende di questi giorni non aiutano ancora a districare la matassa. Certo è che, a partire dalle smentite del Pentagono e dalle retromarce umorali del Presidente Usa, non sembra che le conseguenze siano state calcolate con grande precisione. Un’aggiunta riguardo Israele. Lo Stato ebraico (ben al di là di Bibi) ha sempre considerato come pericolosa la decisione obamiana, ma ora sembra volersi smarcare dall’omicidio di Soleimani, ben cosciente che sarebbe la prima vittima di possibili ritorsioni. La domanda sorge spontanea: qual è la posizione israeliana per il futuro del Medioriente?
Davide Assael
(8 gennaio 2020