27 gennaio
Prende avvio un mese colmo di impegni legati al giorno della memoria, fissato per legge al 27 gennaio e in vigore da vent’anni. Incontri pubblici, mostre, documenti filmati, testimonianze, dibattiti. Sorge una domanda, ripetuta qua e là in forma più o meno esplicita: è proprio necessario un mese (e oltre) di manifestazioni? Non è sufficiente un giorno, come altri che sono stati fissati per portare all’attenzione dei nostri contemporanei diversi eventi storici cruciali quali la lotta al terrorismo, quella alle mafie, o le stragi delle foibe? La risposta più convincente mi sembra quella prodotta da un gruppo di giovani artisti che lo scorso anno avevano ideato un’installazione intitolata 27/01/365. Intendevano affermare, con una semplice serie di numeri, l’idea che di certo è più che sufficiente un giorno per ragionare in forma pubblica, ma che a questo devono seguire 365 giornate di riflessione sulla sostanza dei temi etici che la storia dello sterminio degli ebrei solleva. Mi sembra importante questa proposta: sembra indicarci una via di uscita che ci aiuta ad evitare una oggettiva sovraesposizione al tema, e nel contempo ci richiama a una coerenza nelle nostre azioni quotidiane.
Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC