Bologna inciampa nel ricordo

“Sono sempre inorridito ogni volta che incido i nomi, lettera dopo lettera. Ma questo fa parte del progetto, perché così ricordo a me stesso che dietro quel nome c’è un singolo individuo. Si parla di bambini, di uomini, di donne che erano vicini di casa, compagni di scuola, amici e colleghi. E ogni nome evoca per me un’immagine. Vado nel luogo, nella strada, davanti alla casa dove la persona viveva. L’installazione di ogni Stolpersteine è un processo doloroso ma anche positivo perché rappresenta un ritorno a casa, almeno della memoria di qualcuno”.
Lo ricorda Gunter Demnig, che dopo Firenze ha oggi fatto tappa a Bologna. Quindici le pietre d’inciampo installate nel capoluogo emiliano, in ricordo di altrettante vittime del nazifascismo: rav Leone Alberto Orvieto, Margherita Cantoni, Adelaide Di Segni, David Calò, Raimondo Calò, Jak Emanuele Calò, Sergio Calò, Aureliano Calò, Alberta Calò, Mario Finzi, Adelchi Baroncini, Teresa Benini, Jole Baroncini, Angela Baroncini, Nella Baroncini.
Le installazioni, avvenute in Via de’ Gombruti 9, Strada Maggiore 13, Via del Cestello 4 e Via Rimesse 25, con la partecipazione del sindaco Virginio Merola, rappresentano un nuovo fondamentale contributo alla Memoria locale. “È un passaggio – ha affermato Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica bolognese – che continua a rafforzare la necessità di riflettere sul fare memoria oggi. In un contesto in cui, incredibilmente, odio, antisemitismo e razzismo trovano ancora spazio per parlare nella nostra società”. Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco Merola, che ha detto: “Da questa mattina Bologna ha quindici pietre d’inciampo di fronte ad altrettanti luoghi dove hanno vissuto donne e uomini ebrei deportati nei campi di concentramento nazisti. È un nuovo percorso per la memoria e per l’impegno civico che è parte integrante della nostra città”.
Sottolinea il rabbino capo, rav Alberto Sermoneta: “Posare una pietra in memoria di chi ci ha lasciati, soprattutto perché trucidato nei campi di sterminio, simboleggia la volontà delle generazioni successive di testimoniare il passato e garantire continuità al nostro popolo”.

(10 gennaio 2020)