L’intervento della presidente UCEI
“Ebraismo, identità di vita”

Nella Sinagoga Tempel di Cracovia, in occasione del Viaggio della Memoria Miur-UCEI, è stata siglata una carta di intenti per favorire “attività di sensibilizzazione, formazione e studio nelle istituzioni di ogni ordine e grado, per il contrasto ad ogni forma di discriminazione e di violenza”. A firmarla la Presidente UCEI Noemi Di Segni, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura David Ermini e il direttore dell’Unar Triantafillos Loukarelis.
Di seguito l’intervento della Presidente Di Segni.

Oggi non è venerdi sera o sabato e la sinagoga non è piena dei quei frequentatori di religione ebraica con i canti e le preghiere che la riempivano prima della guerra. Prima del Ghetto. Prima delle deportazioni. Prima dello sterminio. Prima dell’orrore. Ma oggi – a distanza di 75 anni – è piena di voi e delle vostre voci. Voi giovani, giovanissimi, voi educatori, voi e noi istituzioni. Questo significa creare un legame. Ascoltare, conoscere, sapere. Fare un viaggio a ritroso nel tempo, faticoso – ne sono certa – dal punto di vista psicologico ed emotivo. Ma essenziale per crescere, per essere persone capaci di difendere valori e attivarsi per gli altri. Per salvaguardare la dignità dell’essere umano. Per formare la vostra identità.
Oggi abbiamo fatto un primo pezzo di questo percorso, domani la visita al campo. Appena una manciata di giornate per comprendere un orrore durato oltre otto anni. Non ci illudiamo che si possa comprendere in alcun modo il perché di questo orrore, ma sicuramente è un modo per capire che quanto avvenuto è una tragedia unica e immensa. Per capire anche che siete qui con i rappresentanti delle comunità ebraiche che sono risorte, che il popolo ebraico non è il popolo dei morti, ma un popolo pieno di vita che si è rianimato pur senza dimenticare. Un popolo che contribuisce allo sviluppo del Paese e alla sua cultura. Oggi come allora.
Sono meno di 15 le persone sopravvissute ai campi di concentramento, tra i deportati italiani di religione ebraica, ad essere ancora in vita. Ricordiamo Piero Terracina che ci ha lasciati appena 40 giorni fa. A loro che ancora portano l’orrore dentro di sé e donano le loro parole di testimonianza, va il nostro abbraccio ideale per dire loro – e dirlo a tutte le oltre sei milioni di persone assassinate – che noi sappiamo che esiste una sola verità, che va raccontata nonostante la fatica e gli incubi, che va ricercata, che va ricomposta anche con briciole di informazioni, che non va negata, che non va revisionata né banalizzata, che non va abusata per scopi politici e partitici, che non può essere parte della dialettica tra tra i potenti delle nazioni, che non può diventare il rovescio che in modo aberrante accusa ebrei o Israele di essere loro stessi nazisti.
Desidero ringraziare sentitamente il Miur, la Camera dei deputati, Unar e la magistratura (Csm e militare), le reti di tv e giornali, per la loro presenza qui oggi, e l’impegno che condividiamo di fare ed essere una rete tra le istituzioni, il telaio su cui tessere il racconto da tramandare. Con cui fare vibrare le corde della responsabilità e coscienza collettiva. Essere Italia. Essere Patria e il riferimento valoriale che desideriamo essere per voi, per i vostri figli.
Ricordiamoci che la Shoah non è iniziata con Auschwitz né finita con il giorno della liberazione del 27 gennaio 1945. È ancora qui dentro di noi.
Ricordiamoci che la Shoah non è solo opera dei tedeschi nazisti ma anche responsabilità degli italiani e fascisti.
Ricordiamoci che la convivenza può essere davvero ovvia e facile, una banalità, ma può essere anche violata con poche parole di odio che diventano diffuse ed accettate come linguaggio.
Sono passati 20 anni dall’istituzione con legge del Giorno della Memoria per commemorare la Shoah. Venti anni sono una generazione. Ci dobbiamo chiedere in questi 20 anni cosa abbiamo maturato – che generazione siamo? Quanti e come abbiamo cresciuto e nutrito con il nostro fare Memoria?
Visto quello che leggiamo, ascoltiamo, subiamo, penso con sincerità che occorre fare di più sia come percorsi educativi e formativi sia per la scuola che per la magistratura, così come rivedere e rafforzare i riferimenti normativi per issare forte la bandiera di questa verità e tutelare un bene che scontato non è – la libertà.
Io sono sicura che con questo viaggio e con quello che continuerete a studiare, con cuore e mente, sarete un faro di luce per la vostra generazione, i vostri amici e famiglie.
Buon proseguimento. Grazie.

Noemi Di Segni, presidente UCEI

Di seguito l’intervento della ministra Lucia Azzolina:

Cari ragazzi, cari docenti,
Presidente Di Segni, autorità presenti
non vi nascondo che per me è davvero un’emozione particolare e motivo d’orgoglio avviare il mio mandato partecipando con tutti voi al Viaggio della Memoria. Credo sia una delle iniziative più importanti messe in campo dal Ministero dell’Istruzione, grazie alla preziosa collaborazione con l’UCEI, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Di fatto questo Viaggio è il mio primo atto da Ministra. Una coincidenza preziosa.
Già da deputata e da Sottosegretaria mi sono impegnata affinché l’importanza della conoscenza storica fosse valorizzata nelle nostre scuole. A Parigi, lo scorso novembre, ho partecipato alla riunione dei Ministri dell’Istruzione degli Stati che hanno aderito alla Convenzione Culturale Europea del Consiglio d’Europa, documento siglato nel 1954 con lo scopo di promuovere lo sviluppo di una reciproca comprensione tra i popoli del nostro continente e un reciproco apprezzamento delle diversità culturali.
Abbiamo promosso, in quella sede, la costituzione di un Osservatorio europeo sull’insegnamento della Storia, anche per monitorare e prevenire le derive del negazionismo e di tutto ciò che lo favorisce. La Storia è, infatti, il nutrimento della memoria. Una memoria affidata solo all’emozione non ha altro destino che un lento evaporare. Una memoria nutrita di conoscenza diventa, invece, un patrimonio trasmissibile di generazione in generazione. Ragazzi, è compito della scuola dotarvi di entrambe.
Da qui rinnovo dunque il mio impegno a rimarcare l’importanza della Storia e del suo apprendimento. Lo faccio in un contesto e in un momento che non ammettono esitazioni. Vi ringrazio di avermi offerto questa occasione per iniziare il mio mandato al servizio della Repubblica.
Sono una docente di Storia e Filosofia e comprendo a fondo il valore dell’esperienza che stiamo vivendo tutti insieme qui, oggi, e che proseguiremo domani con la visita al campo di Auschwitz-Birkenau. Un luogo dove si è consumata una tragedia che ha segnato la Storia, dove l’uomo ha davvero dato il peggio di sé, mettendo in piedi un’indegna fabbrica della morte.
Quello che accadrà in questi giorni sarà importante nelle vite di ciascuno di noi. Capiremo a fondo dinamiche che hanno caratterizzato la storia dell’Europa e anche del nostro Paese. Non dobbiamo mai dimenticare, ad esempio, cosa fu il fascismo e che durante la dittatura, in Italia, furono approvate le leggi razziali. Leggi criminali che a molti ragazzi, tanti dei quali avevano la stessa età di chi oggi affronta questo Viaggio, negarono la scuola. Riscopriremo il senso della nostra Costituzione, come ci chiede di fare sempre anche il nostro Presidente Mattarella.
Qui veniamo non solo a commuoverci per l’assassinio di centinaia di migliaia di innocenti fra ebrei, rom, omosessuali, persone con disabilità, oppositori politici: veniamo a prendere un impegno a far sì che mai, in nessuno modo, l’indifferenza si insinui fra di noi o che l’odio riprenda forza.
Questo è un impegno interiore, una scelta etica che non il Governo o il Parlamento o lo Stato, ma quello che avete visto e vedrete vi chiede: una scelta individuale che farete durante questa esperienza. Lo Stato, il Governo, il Parlamento vi mettono accanto tutta la loro forza e la forza della legge. Tant’è che hanno voluto costituire una Commissione sulla prevenzione dei crimini d’odio proposta dalla Senatrice a vita Liliana Segre, che salutiamo da questa terra dove, bambina, ha visto un orrore che ci raccomanda, giustamente, di guardare con lo sguardo pudico di chi sa che l’immensità delle sofferenze patite dai milioni di assassinati e dal piccolo numero di sopravvissuti giudicano ogni nostro passo, ogni nostro atto.
È la prima volta che mi reco ad Auschwitz con degli studenti. Ma non è la prima volta in assoluto. So che sarà una visita molto dura perché l’ho già fatta, da sola, nel 2016. Da insegnante volevo vedere, con i miei occhi, i luoghi di cui avevo letto sui libri, di cui avevo sentito parlare, che avevo visto nei filmati, per poter trasmettere una conoscenza ancora più profonda ai miei ragazzi di quegli avvenimenti.
Era dicembre, faceva freddo. Esattamente come oggi. Credo che vedere questi luoghi quando cade la neve e il vento soffia forte sia, se possibile, ancora più simbolico. Ricordo le mie dita e i piedi ghiacciati, il viso arrossato. Ero coperta da capo a piedi, avevo addosso ogni tipo di attrezzatura che si possa immaginare per contrastare il freddo. Eppure, stavo gelando. In quei momenti, lo vivrete voi stessi domani, il pensiero corre inevitabilmente a chi in quei luoghi è stato costretto a viverci – se vita si può definire quella – vestito praticamente di niente. Quel che è accaduto ad Auschwitz, lo capirete, è semplicemente disumano.
Ripenso alle parole di Primo Levi, che duramente ci hanno messo di fronte a quegli avvenimenti. Così scriveva Levi, scuotendo le nostre coscienze, lo cito.
“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici, considerate se questo è un uomo che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare.
Vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli”.

Solo conoscendo e tramandando quelle vicende, come ci chiese Levi, possiamo lavorare per far sì che, davvero, non si ripetano mai più. Anche grazie a iniziative come questa e a persone come Tatiana Bucci e Oleg Mandic che, viaggiando con noi, in questi due giorni, ci fanno un dono preziosissimo, quello della testimonianza. Le loro sono storie durissime, le ascolterete. E sarà una vera fortuna poterlo fare, credetemi. È un privilegio assoluto. Tatiana e Oleg hanno vissuto da bambini, quando avrebbero dovuto solo giocare e andare a scuola, l’esperienza del campo di concentramento. Hanno visto con i loro occhi cose che né bambini né adulti dovrebbero mai vedere.
E se oggi sono qui con noi è per voi, ragazzi. Per passarvi il testimone della Storia, affinché possiate raccontare ciò che avrete sentito in questi due giorni ed essere parte di quanti faranno in modo che l’orrore non si ripeta. Avete un compito grande. Siatene consapevoli.
A Tatiana, a Oleg, all’Unione delle Comunità Ebraiche, a tutti coloro che sono con noi qui per sostenere l’educazione delle nuove generazioni, io dico grazie. Un grazie infinito. Questa è scuola. E la stiamo facendo insieme. Ringrazio di nuovo anche la Senatrice Liliana Segre, una donna di grande rigore e coraggio che fa un immenso lavoro con i ragazzi. L’ho incontrata lo scorso 7 gennaio. Un incontro privato, che mi ha profondamente commossa. Ho potuto vedere l’affetto di cui la circondano i ragazzi delle nostre scuole che le inviano da ogni parte d’Italia scritti, disegni, oggetti creati da loro, per farle sentire la loro vicinanza. Come Ministra, come docente, sono orgogliosa di questi studenti, dei loro insegnanti che li stanno preparando in modo così eccellente a essere cittadini attivi, partecipi, consapevoli. Proprio come gli insegnanti che sono con noi qui oggi, insieme ai loro ragazzi. Classi selezionate perché si sono distinte nei percorsi di approfondimento dedicati al tema della Shoah.
Formare le nuove generazioni alla cultura del rispetto, alla lotta contro ogni forma di violenza e discriminazione e al valore della memoria è essenziale. In questo si rivelano fondamentali i docenti. La scuola sia sempre il luogo dove esercitare una cittadinanza attiva, consapevole e democratica.
Insieme all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, al Consiglio Superiore della Magistratura e all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali abbiamo voluto che si sottoscrivesse, in occasione di questo Viaggio una Carta d’Intenti, per supportare le nostre scuole e gli insegnanti ad affrontare questa materia con correttezza storica ed efficacia didattica.
Ci tengo a ringraziare per il lavoro svolto oltre, naturalmente, alle strutture del Ministero, la Presidente dell’UCEI, Noemi Di Segni. Noemi, mi preme qui ricordare che l’ebraismo italiano costituisce una ricchezza insostituibile: le sue scuole, che ci sono così care e per la cui azione l’Unione può contare su me e sul Governo, la ricchezza culturale che le sue istituzioni museali e di ricerca portano, la profondità di pensiero che gli insegnanti e gli studiosi continuano a fornire al Paese, queste cose sono qui con noi, grazie alla figura di colei che la rappresenta tutte. Noemi, appunto.
Oltre all’Unione delle Comunità Ebraiche, voglio ringraziare anche il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, David Ermini e il Direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Loukarelis Triantafillos, insieme alla Ministra Elena Bonetti.
Tutti insieme ci siamo voluti impegnare a promuovere nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado un programma pluriennale di attività sulla Memoria dei tragici avvenimenti legati alla Shoah, al ricordo di tutte le vittime delle persecuzioni razziali e discriminatorie e di chi si oppose al progetto di sterminio nazi-fascista. Insieme sottoscriviamo un documento per favorire la lotta contro ogni forma di discriminazione, di violenza fisica e verbale e con l’obiettivo di contrastare anche un fenomeno che purtroppo ancora dilaga come quello del discorso d’odio. Ragazzi, fatemi fare la prof: ricordatevi che quando aggredite gli altri verbalmente e lo fate, magari, attraverso i Social Network, non state giocando o scherzando, ma state compiendo atti violenti che possono avere anche conseguenze molto forti nella vita delle persone offese. Il rispetto sia sempre alla base di ogni vostro comportamento.
Su questo lavoreremo tutti insieme, tutti noi che oggi siamo qui, al servizio della scuola e delle nuove generazioni.

Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

(12 gennaio 2020)