Il dossier di Pagine Ebraiche
Ridere di chi nega, argine alle fake news

“Nato a Roma nel 1984, esordisce alla regia nel 2015 con il provocatorio Pecore in erba, presentato al Festival di Venezia e con il quale, sorprendentemente, non riesce a farsi espellere dalla Comunità ebraica di Roma. Ci riprova con Olocaustico, il suo primo romanzo”.
Usa l’arma dell’ironia, Alberto Caviglia. E con il suo romanzo d’esordio va a toccare un tema drammaticamente complesso come la Memoria della Shoah. Lo fa con una trama originale, ricca di colpi di scena, trovate ad effetto che sono comunque tutt’altro che inverosimili nella società delle fake news e della perdita di senso ormai imperanti ad ogni livello, dalle più alte istituzioni al dibattito pubblico.
Olocaustico, che mette al centro la vicenda di un giovane ebreo romano emigrato in Israele, David Piperno, alla prese con grandi ambizioni cinematografiche ma con un presente assai meno gratificante, fatto di interviste agli ultimi sopravvissuti che vede come figure da lui distanti anni luce, è in questo senso una boccata d’aria fresca.
Un libro antiretorico, che irride i negatori della Shoah ma anche tutto quel mondo che della Shoah si serve per ambizioni personali imponendo retorica e autocelebrazione. Si ride, ma spesso la risata è amara, in questo libro che ha tra i suoi protagonisti un falso Testimone, lo Yad Vashem, una mitica lucertola mutante.
Sostiene Caviglia, regista nel 2015 del mockumentary Pecore in erba che ha portato uno sguardo originale sul tema dell’antisemitismo: “La Memoria della Shoah si sta sgretolando, le testimonianze storiche e fotografiche, anche per effetto delle fake news, non contano più nulla per i negazionisti e i revisionisti e l’unico antidoto è rappresentato dai testimoni in carne e ossa. Servono nuove forme di narrazione della Memoria”.
Olocaustico, che nasce anche come risposta alla lacerante domanda “E dopo l’ultimo Testimone?”, indica una strada.
Il libro sarà presentato quest’oggi, alle 19.45, al Centro Ebraico Il Pitigliani.

Adam Smulevich

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(15 gennaio 2020)