Memorie

gadi luzzatto vogheraL’indimenticato Claudio Pavone così si esprimeva a proposito di memorie condivise: “Quanto alla memoria comune, è un concetto privo di senso. Non c’è niente di più soggettivo della memoria: un ex partigiano e un reduce della RSI non potranno mai avere la stessa visione del passato”. Si tratta solo di alcune battute iniziali citate in un interessante volume (I guardiani della memoria e il ritorno delle destre xenofobe, Bompiani, Milano 2020) che Valentina Pisanty dedica a un complessivo e quantomai necessario esame delle ormai ventennali politiche della memoria. Al di là delle più che opportune iniziative che in numero sempre crescente vengono intraprese in ogni sede e a diversi livelli, è infatti evidente che qualcosa non funziona e non ha funzionato. La doverosa attenzione al senso delle parole, facendo attenzione a non abusarne e soprattutto a non strumentalizzarle, dovrebbe essere inserita nell’elenco delle buone pratiche per il prossimo futuro. Registrare ad esempio, come faceva Pavone, l’insostenibilità del concetto della “memoria condivisa”. Ma anche sottolineare l’inadeguatezza dell’equazione semplificatrice Shoah=antisemitismo, sempre più spesso usata e abusata, appiattendo sia la vicenda storica della Shoah sia il fenomeno ben più complesso dell’antisemitismo. Sarà senz’altro opportuno sottoporre a una profonda rivisitazione le pratiche della Memoria, per salvaguardare il lavoro fin qui prodotto (straordinario a vari livelli) e per guardare con senso critico ai possibili percorsi da intraprendere nelle politiche culturali nel futuro. Un lavoro da svolgere con urgenza per rispondere all’evidente imbarazzo nel quale ci vediamo proiettati di fronte alle due considerazioni da cui muove il volume di Pisanty: “1) Negli ultimi vent’anni la Shoah è stata oggetto di capillari attività commemorative in tutto il mondo occidentale. 2) Negli ultimi vent’anni il razzismo e l’intolleranza sono aumentati a dismisura proprio nei paesi in cui le politiche della memoria sono state implementate con maggior vigore”.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC

(31 gennaio 2020)