Stimolare le domande
“E avverrà, quando tuo figlio, domani, ti domanderà, cos’è questo? Risponderai dicendo: con mano forte ci ha fatti uscire il Signore dall’Egitto” (Shemòt cap.13 v.14)
La parashà di questa settimana ci racconta dell’uscita dall’Egitto. Tutto ciò che gira attorno a questo evento fondamentale della nostra storia è l’insegnamento che dobbiamo impartire ai nostri figli.
Nei versetti precedenti quello citato la Torà ci comanda: “Lo narrerai a tuo figlio”.
C’è da notare che la Torà comanda di raccontare la storia della liberazione mentre, nei versetti successivi, ci comanda di fare ciò, ma soltanto dopo che ci è stato richiesto da lui.
Di solito, anche come avviene nelle due sere di Pesach durante la cena del seder, le domande del figlio precedono la narrazione.
L’insegnamento della Torà è quello che noi dobbiamo, attraverso il nostro operato, non annoiare i giovani, bensì stimolare in loro le domande.
Durante questi giorni, abbiamo assistito a centinaia di manifestazioni e iniziative per ricordare e commemorare la Shoah e il tutto avviene nel giro di una o al massimo due settimane. Una delle cose fondamentali affinché essa venga ricordata, ma anche assimilata dai giovani, non è quello di insegnare loro tutto insieme, in poco tempo, bensì, quella di portarli a visitare i “luoghi dell’orrore” o ascoltare i racconti dei sopravvissuti. Alla vista di simili orrori e all’ascolto di quei terribili racconti è inevitabile che essi facciano domande.
Soltanto attraverso la stimolazione, può esserci una domanda interessata; soltanto allora possiamo iniziare a raccontare.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
(31 gennaio 2020)