Yad Vashem corregge la rotta
a difesa della storia

La verità storica non è negoziabile. Per questo lo Yad Vashem di Gerusalemme ha deciso di chiedere scusa per alcune imprecisioni emerse durante l’evento con i capi di Stato di mezzo mondo dedicato alla Shoah e all’antisemitismo. “Due settimane fa, il 23 gennaio, si è tenuto a Yad Vashem un evento internazionale promosso dalla World Holocaust Forum Foundation, un importante e imponente evento volto a rafforzare la memoria della Shoah e a stimolare l’azione contro le manifestazioni di rinnovato e allarmante antisemitismo. Purtroppo, nei video che hanno accompagnato l’evento, soprattutto in quelli in cui sono voluti presentare brevemente i punti chiave della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto, sono state fatte delle imprecisioni e si è creato un quadro parziale dei fatti storici, che ha creato un’impressione di squilibrio” ha scritto nella sua lettera di scuse – pubblicata oggi da Haaretz – Dan Michman, a capo dell’Istituto internazionale di ricerca sulla Shoah dello Yad Vashem. I video presentati alla cerimonia, alla quale hanno partecipato decine di leader mondiali, tra cui il presidente russo Vladimir Putin, si sono concentrati quasi esclusivamente sul ruolo dell’Unione Sovietica nella sconfitta dei nazisti, minimizzando il ruolo dell’America, della Gran Bretagna e di altri Paesi. Nelle pellicole – proiettate durante la cerimonia – era stato anche omesso di menzionare l’accordo che il dittatore sovietico Joseph Stalin siglò con il führer nazista Adolf Hitler (Patto Molotov-Ribbentrop), l’occupazione russa di parti della Polonia e altri fatti scomodi per Mosca. “Ci scusiamo per lo sfortunatissimo incidente accaduto. Come detto, questi video non rappresentano la posizione di ricerca dello Yad Vashem su questi temi. – scrive Michman – Il nostro impegno come istituzione statale di Israele e del popolo ebraico nei confronti della memoria dell’Olocausto e della sua ricerca è, e continuerà ad esserlo, verso la verità storica, per quanto possibile. Una ricerca che va contro i tentativi, in diversi paesi, di confondere e distorcere il discorso politico. In questo sforzo includiamo, per responsabilità, il riconoscimento dei nostri ritardi e dei nostri errori e la volontà di dichiararli e correggerli, in questo caso come in altri”. Una chiara presa di posizione ma anche un messaggio a quei paesi al centro di polemiche per i loro tentativi di rileggere la storia con dati distorti. Tra questi, la Russia di Putin. Il capo del Cremlino, nel suo discorso al forum di Gerusalemme, oltre a sottintendere che la Polonia sia stata complice del genocidio nazista, ha affermato che il 40 per cento degli ebrei morti nell’Olocausto erano cittadini dell’Unione Sovietica. Un dato questo definito dagli storici come assurdo.
Al Forum di gennaio erano intervenuti oltre a Putin, il vicepresidente Usa Mike Pence, il presidente francese Emmanuel Macron, il principe del Galles Carlo (i quattro rappresentavano le voci delle forze Alleate contro i nazifascisti) e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. Tra i grandi assenti invece al vertice, la Polonia: non avendo avuto la possibilità di salire sul palco e intervenire contro Putin (la contesa storica tra i due paesi va avanti da tempo), il presidente polacco Andrzej Duda si era rifiutato di venire a Gerusalemme. Duda aveva poi chiaramente espresso le sue critiche giorni dopo, alla commemorazione per la Liberazione del lager di Auschwitz, asserendo che l’organizzatore della conferenza, Moshe Kantor (presidente del Congresso ebraico europeo e della World Holocaust Forum Foundation), è vicino a Putin e che tutto il contenuto presentato all’evento fosse filosovietico. Se, come dimostrano le scuse di Yad Vashem, delle distorsioni sul fronte del ruolo sovietico ci sono state (e quindi c’è del vero nelle accuse di Duda) e altrettanto vero che anche i polacchi da tempo giocano con la storia del Novecento, cercando di cancellare le parti scomode alla loro narrazione nazionale. Tra queste, l’esistenza di una collaborazione con i nazisti. “Ricordiamo che il popolo polacco ha combattuto con coraggio contro la Germania nazista, ma ricordiamo anche che molti polacchi si sono fatti da parte e hanno persino aiutato nell’assassinio degli ebrei”, ha chiarito il presidente israeliano Reuven Rivlin ad Auschwitz. Nell’occasione, Rivlin ha menzionato le migliaia di polacchi che salvarono la vita degli ebrei durante l’Olocausto, i “Giusti tra le Nazioni”, ma ha aggiunto che queste persone “erano poche, troppo poche”. Il presidente israeliano non ha fatto sconti alla Polonia, a differenza di quanto accaduto con il Premier Benjamin Netanyahu, autore di un comunicato congiunto con il governo polacco aspramente criticato dagli storici della Memoria (tra cui Yad Vashem) perché ritenuto assolutorio per questi ultimi. Riguardo alla responsabilità polacca durante la guerra, Rivlin ha detto: “La Germania nazista è stata quella che ha iniziato, pianificato e realizzato il genocidio del popolo ebraico in Polonia, così come in altri luoghi, e ha la piena responsabilità delle sue azioni”. Ma “ricordiamo anche, con grande orrore, che ha ricevuto un aiuto significativo nelle sue azioni omicide in tutta Europa, e anche questo richiede l’assunzione di responsabilità”.

Daniel Reichel