(E)mozioni
Il 5 febbraio sono state discusse e approvate nell’aula del Senato tre differenti mozioni presentate separatamente da diverse aree politiche e incentrate tutte sulla valorizzazione delle iniziative legate al giorno della memoria. Si tratta di un importante segnale istituzionale. Il Parlamento (cioè il luogo dove la sovranità popolare viene rappresentata) in sede di dibattito (quindi esprimendo anche opinioni dialettiche) individua un’emergenza nella formazione delle giovani generazioni e fornisce indicazioni operative al governo. Quale emergenza? Si può riassumere in diversi punti: a) constatazione che i testimoni diretti vanno scomparendo e che si richiede quindi l’elaborazione di nuove forme di trasmissione della memoria storica degli eventi legati alla persecuzione, alla deportazione e allo sterminio; b) constatazione che è ancora assai diffuso il pregiudizio antiebraico in Italia, connesso a una sempre più rilevante ignoranza delle più elementari conoscenze storiche connesse alla Shoah. Le soluzioni proposte sono anch’esse diversificate, e starà poi all’esecutivo individuare le risorse economiche per dare loro sostanza. In particolare la mozione della Lega insiste sul finanziamento dei viaggi della memoria; quella proposta da Forza Italia chiede di individuare nuove forme di comunicazione e pone particolare attenzione alla destinazione di risorse specifiche ai Comuni, quindi al territorio. Infine la mozione delle forze di governo che ritorna sul sostegno ai viaggi, ma allarga la richiesta di intervento all’ambito del contrasto all’antisemitismo promuovendo l’inserimento del tema nei programmi universitari. Propone inoltre di finanziare specifiche azioni quali la digitalizzazione delle fonti sulla persecuzione e più in generale le istituzioni che si occupano di memoria.
La Fondazione CDEC non può che accogliere con grande favore questo passaggio parlamentare. Da decenni siamo impegnati a raccogliere documentazione sulle persecuzioni antiebraiche mettendola a disposizione del pubblico. Il nostro impegno si è allargato nel tempo al campo della divulgazione e della didattica, ed è noto (citato in una delle mozioni) il lavoro dell’osservatorio antisemitismo che aggiorna periodicamente le nostre istituzioni sui segnali di pregiudizio presenti nella società italiana. Altri Paesi europei hanno adottato politiche e forme concrete di finanziamento molto consistenti: in Germania esistono diversi centri studio nelle università pubbliche completamente finanziati dallo stato che si dedicano sia all’antisemitismo sia agli studi ebraici. In Francia il tema dell’antisemitismo è parte integrante del curriculum nel programma scolastico delle medie superiori. In Austria c’è un intero settore del servizio civile dedicato alla memoria dello sterminio (i loro volontari vengono da oltre vent’anni a coadiuvare il CDEC nelle sue ricerche). Con questo dibattito parlamentare l’Italia sembra ben avviata a intervenire in maniera più efficace di fronte alla constatazione di un’emergenza culturale vera. Confidiamo in decisioni governative adeguate, che diano seguito alla discussione in forme effettive. In particolare, ci sentiamo di individuare un punto che è assente da tutte le mozioni discusse: l’idea fondamentale e centrale della civiltà ebraica come parte integrante e non estranea alla civiltà del nostro paese. La lotta all’antisemitismo passa anche attraverso la riformulazione dei libri di testo per le scuole di ogni ordine e grado. Fino a quando i nostri studenti incontreranno gli ebrei in momenti incoerenti della loro formazione storica (un po’ negli anni della nascita del cristianesimo, poi con la peste nera nel medioevo, qualcosa per i ghetti e poi con l’affaire Dreyfus, e infine con la Shoah) avranno sempre la percezione di una presenza ebraica “altra” ed estranea, che non riconosce la continuità bimillenaria e il contributo umano fondamentale degli ebrei alla storia del nostro paese. Una percezione che rischia di alimentare l’antisemitismo. Magari partiamo da qui.
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC