La definizione dell’Ihra
Dopo il voto favorevole del Parlamento europeo e quello della Camera dei Deputati, la “palla” virtuale è passata al Governo, attraverso due comunicati stampa del Consiglio dei Ministri:
“17 Gennaio 2020 Lotta contro l’antisemitismo
Il Consiglio dei Ministri, in coerenza con la risoluzione sulla lotta contro l’antisemitismo adottata dal Parlamento europeo il 1° giugno 2017 e con le conclusioni del Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2018, ha accolto la seguente definizione di antisemitismo: “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree, o non ebree, e/o la loro proprietà, le istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto”. Inoltre, il Consiglio dei Ministri ha convenuto sulla nomina della prof.ssa Milena Santerini come coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo.
27 gennaio 2020 Lotta contro l’antisemitismo
Il Consiglio dei ministri, in occasione della Giornata della Memoria, ha ribadito l’impegno a promuovere e a rafforzare la memoria dell’Olocausto e a contrastare l’antisemitismo in tutte le sue forme. A tale scopo il Governo fa riferimento al documento IHRA sull’antisemitismo, di cui si è già approvata la definizione, quale punto di partenza per un percorso di ricognizione delle espressioni e delle condotte di antisemitismo, che ha chiesto di avviare alla Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, professoressa Milena Santerini”.
Alla luce del combinato disposto (diciamo) dei comunicati, sarebbe rilevante capire quali siano/saranno le differenze con la definizione IHRA di antisemitismo; in ogni caso, anche se il distacco fosse minimo, se siffatto distacco ci fosse, sarebbe possibile chiamarla definizione IHRA se invece fosse una definizione autonoma? Inoltre, perché non fare come tanta parte del mondo, che ha adottato tale definizione? Tuttavia, in democrazia, se tali ragioni ricorressero, sarebbe logico esporle, indicando e motivando quali siano le parti della definizione che sono state espunte ed il perché della rimozione.
A fronte di cotanta problematica, qualche riflessione potrebbe rendersi opportuna. Per esempio, poiché si apprende della crescita dell’antisemitismo, un approccio di tipo scientifico dovrebbe convogliare non una risposta bensì un quesito: abbiamo a che fare con l’antisemitismo, per dire, come emerge da un qualsiasi dizionario o come emerge dalla definizione IHRA? Sarebbe assai curioso che si impiegassero tempo ed energie per un fenomeno indefinito: si tratta di materia per linguisti, semiotici, psicoanalisi, politologi o, più semplicemente, per tattici del quotidiano?
Emanuele Calò, giurista