Torino dice no all’antisemitismo
Un presidio contro l’antisemitismo promosso dalla sindaca di Torino, Chiara Appendino, di concerto con il Consiglio Comunale a seguito dei recenti ignobili episodi di antisemitismo, di razzismo e di intolleranza, verificatisi nelle ultime settimane a Torino e in altre città del Piemonte. Una piazza affollata e costellata da rappresentanti della più eterogenea società civile, dal mondo della cultura e dell’associazionismo, ad esponenti dell’Ordine degli Avvocati di Torino, nonché i rappresentanti delle diverse comunità religiose, tra cui quella islamica, valdese e cattolica, tutti uniti per dire no all’antisemitismo.
Presenti la sindaca e i membri del Consiglio Comunale che, nonostante il consenso unanime ad indire la manifestazione, non hanno preso parte agli interventi.
Ad alternarsi sul palco Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino, seguito dai rappresentati di Aned, Susanna Maruffi e dell’Anpi Torino, Piergiorgio Betti. “Non è un caso che questa manifestazione non sia stata promossa dalla Comunità ebraica, bensì dall’amministrazione cittadina, perché l’antisemitismo non è un problema degli ebrei, ma della società tutta” afferma a gran voce Disegni. “Sono grato a tutti i cittadini, agli enti, alle associazioni, alle confessioni religiose e al mondo della società civile, che, senza alcun simbolo di appartenenza, affollano questa sera la piazza sulla quale si erge il Palazzo della Città”.
“La nostra partecipazione unitaria – ha proseguito Disegni – deve segnare un impegno a contrastare l’indifferenza di tanti, di troppi. Solo così potremo lasciare questa meravigliosa piazza con la coscienza di avere fatto fino in fondo il nostro dovere di cittadini di una Repubblica fondata sui diritti di libertà e di uguaglianza, scolpiti come pietre nelle pagine della nostra Costituzione”.
Sono seguiti gli interventi di due vittime di intimidazioni antisemite, Maria Bigliani e Marcello Segre. La parola è passata poi al più giovane oratore, Mattia Terracina, alunno della Scuola ebraica di Torino, che ha ripercorso i fatti accaduti e fatto dialogare nel suo intervento frammenti di conversazioni con il nonno che ricordava episodi di un passato molto recente, e per questo terribilmente attuali. Ha poi parlato di sé, del suo essere giovane, del suo essere studente, libero: “Oggi io posso scegliere se frequentare una scuola pubblica o una scuola paritaria, quella ebraica, che ha l’ebraico e l’ebraismo come elementi fondamentali, che ha un metodo di studio basato sulla discussione e posso confrontarmi con i miei compagni, ebrei o non ebrei”. Ha poi commentato le scritte antisemite definendole “un campanello d’allarme per tutti, non solo per gli ebrei. Il popolo ebraico è spesso il primo a subire l’intolleranza ma mai il solo ad esserne colpito. Ed è per questo che siamo qui, per reagire subito, facendo sparire le scritte, manifestando contro l’odio razzista e antisemita. Questa è la risposta a chi si nasconde nella notte, come un ladro, per rievocare vecchi spettri di cui non saremo mai di nuovo vittime. Invece io oggi sono qui, a viso aperto, a ribadire che non ho paura, e che, come tutti voi, credo in una sola cosa: nell’uguaglianza tra tutte le persone”.
Alice Fubini
(18 febbraio 2020)