Suprematisti e islamisti, l’ultimo grido
Non manca mai dopo un attentato, specialmente sui social networks, qualcuno il quale sostiene più o meno velatamente che le vittime “in qualche modo se la siano cercata”, che l’attentatore era sì un folle ma anche un “esasperato”, uno che ha agito in reazione a “politiche imposte dall’alto”. Se si tratta di un attentato di matrice jihadista l’attentatore era un esasperato per le ex politiche coloniali e le guerre dell’Occidente, se si tratta di un attentato di qualche neonazista questi era un esasperato a causa dell’immigrazione “incontrollata” o dell’”islamizzazione dell’Europa”. Il fondamentalismo islamista e l’estremismo di destra condividono numerose caratteristiche, alla radice hanno pur sempre l’incultura, l’odio per l’altro e per il diverso. Entrambi mietono vittime, entrambi fanno leva sull’emarginazione e sul disagio della civiltà. Hanno come scopo il ritorno, tramite lo scontro, le divisioni e il terrore, a uno stadio storico che in realtà non è mai esistito, a un’era di purezza originaria che non è né parte della storia islamica né di quella occidentale. Per quanto venga usato dagli uni e dagli altri come pretesto l’Islam o la cultura cristiano-europea entrambe sono invece il prodotto di quella modernità che detestano, della loro incapacità di confrontarsi con essa e con il mondo globale. Esistono in antitesi ma in realtà sono complementari tra loro, si rafforzano a vicenda puntandosi il dito contro, per l’estrema destra “tutti gli stranieri sono un pericolo per la nostra cultura, tutti i musulmani sono potenziali terroristi”, per i fondamentalisti islamici “tutti gli occidentali sono nemici e covano odio nei nostri confronti”. Il nemico è pur sempre la società multiculturale, la paura della contaminazione e della perdita di una qualche identità. Ma se non esistono in Europa partiti che inneggiano alla “guerra santa” e a questa interpretazione di Jihad, sono presenti invece numerosi movimenti e partiti politici i quali attaccano continuamente i migranti e le minoranze religiose, parlano apertamente di “sostituzione etnica”, si appellano alla difesa della “civiltà cristiana” contro stranieri percepiti come invasori e talvolta persino come untori, accolgono tra le proprie file antisemiti, omofobi e xenofobi di ogni risma senza cercare di porre un freno alla propaganda d’odio. Che sia nelle loro intenzioni o meno, offrono un terreno di coltura a virus che loro stessi sono poi incapaci di gestire e contenere. La sola nota positiva è che ambedue i fanatismi, quello islamista e quello suprematista, per quanto appaiano imbattibili ed eterni, non sono altro che un ultimo grido, un diabolico “canto del cigno” di qualcosa che è destinato prima o poi a soccombere. La società aperta contro la quale combattono è inevitabilmente inclusa nel futuro della nostra umanità.
Francesco Moises Bassano