Oltremare – Il Coronavirus ai tempi della Jihad islamica
Questa mattina molto presto, dopo una ennesima serata di razzi lanciati sul sud di Israele, e il rimbombo del nostro Iron Dome fuori dalla finestra che faceva come sempre quei buffi e decorativi circoletti in cielo, l’intercettazione avvenuta, questa mattina all’alba dicevo, abbiamo ricevuto sul whatsapp del moshav le istruzioni della Protezione Civile. Le ho guardate appena, perché le sappiamo tutti a memoria. Ma poi ci ho pensato un attimo, e me le sono ristudiate. Dunque, per le prossime 24 ore, i cittadini di Israele sono divisi in due parti: quelli che vivono ad Ashkelon, Netivot, Sderot, area Hof Ashkelon, area Sdot HaNegev, area Sha’ar HaNegev da una parte. Tutto il resto di Israele, dell’altra. Quelli da questo lato hanno le seguenti istruzioni: divieto di assembramenti di oltre 300 persone all’esterno (ma all’interno di edifici assembratevi pure); chiuse tutte le scuole di ogni ordine e grado; è permesso recarsi al luogo di lavoro, ma solo a condizione che esso sia dotato di zona protetta in caso di nuovi attacchi. Segue lista di tratti di strade chiuse, e avviso che anche i treni non circoleranno fra Sderot e Ashkelon. I cittadini che vivono nel resto di Israele possono assembrarsi oltre i 300 individui dove gli pare, andare a scuola e andare al lavoro anche se non hanno uno straccio di rifugio in cui chiudersi se la Jihad islamica decide di mirare lontano.
Avevo passato la giornata di ieri a seguire a sprazzi lo sviluppo del panico coronavirus in Italia e in Israele. Non una attività altamente edificante, ammettiamolo. Mentre il nord Italia entrava gradatamente in quarantena collettiva, noi qui abbiamo un serio problema di potenziale contagio per via di certi pellegrini sud coreani molto pii che hanno girato ogni possibile sito cristiano e non zigzagando allegramente nel paese, incrociando centinaia di persone lungo l’itinerario, e al ritorno in Sud Corea sono stati dichiarati portatori del virus. Risultato: centinaia di israeliani che li hanno incontrati in siti turistici o altrove, o che li hanno serviti al ristorante o che hanno pulito le loro stanze negli hotel, dovrebbero stare in quarantena per 14 giorni. Ma valli a trovare, tutti.
Ho deciso quindi che la Jihad islamica a noi cittadini del sud ha fatto quasi un favore. In tempi di contagio, stare a casa e evitare luoghi affollati è proprio quello che ci vuole. Ma che nessuno glielo dica, se no smettono di sparare apposta, per farci dispetto.
Daniela Fubini