Quando il lupo arriva
Viktor Orban ha chiesto e ottenuto “pieni poteri” dal Parlamento magiaro. Elezioni a destinarsi a data sine die, governo per decreti, abolizione di ogni residuo di libertà democratica. Però, e qui si scivola verso il comico, la corte costituzionale potrà lavorare in smart working. Una concessione talmente ridicola, il cui unico scopo può solo apparire l’umiliazione. Sembrerebbero inverarsi le teorie dello stato d’eccezione invocate a gran voce da noti filosofi (ne ho già parlato su queste pagine), che hanno parlato di “supposta epidemia” e deliri di questa natura. Purtroppo, come a tutti noto, le decisioni di Orban non sono affatto assunte di punto in bianco a partire dall’attuale stato di emergenza, ma si inseriscono in un lucidissimo quadro politico da lui delineato più e più volte in questi ultimi 10 anni. La democrazia liberale non è adatta a governare l’intero periodo storico che stiamo vivendo, strutturalmente determinato da instabilità di cui questa è solo l’ultima crisi. Abbiamo già avuto terrorismo globale, crisi economica globale e ora crisi sanitaria globale. Non stato d’eccezione, ma delicatissima sfida fra modelli politici alternativi, che oggi vive un’ulteriore tappa. E non ci stupisce che Orban acquisti protagonismo in questi frangenti, in quanto è ciò che un filosofo come Hegel definiva “il demone orientale” (naturalmente pensando a tutt’altro), cioè il cavallo di Troia che importa in Occidente principi politico-culturali schematicamente identificati con l’Oriente. Una partita che ad alti livelli si gioca fra USA e Cina, anche se i primi sono oggi privi di una vera rappresentanza politica, in quanto governati da un’amministrazione ondivoga, incoerente su tutto, priva di qualsivoglia strategia a lungo termine. E, tra l’altro, animata da illusorie pulsioni autoritare, sommando contraddizione a contraddizione. Sarà dunque ancor più importante vedere la risposta europea alla mossa di Orban per capire se può pensarsi come presidio delle libertà occidentali. In tutti i passaggi precedenti l’unica mossa è stata voltarsi dall’altra parte. Cosa ancor più colpevole se si pensa che ogni Paese membro conta i suoi estimatori di Orban. Salvini e Meloni hanno avuto l’ardire di equiparare le misure di Orban a quelle prese dal nostro governo. Un ulteriore schiaffo a quei filosofi che riducono ogni decisione governativa a stato d’eccezione. Se si grida al lupo al lupo, quando poi il lupo arriva davvero nessuno sa più riconoscerlo.
Davide Assael
(1 aprile 2020)