Ticketless – Ordigni
Colui che (non) sa fare domande. In queste ore di vigilia, la parte che in giovinezza tanto mi piaceva del Seder, mi crea adesso affanno. Sarà la stanchezza legata all’isolamento. Fino ad ora ho cercato di rimuoverla, sforzandomi di evitare toni apocalittici. Oggi non resisto alla tentazione di fare qualche domanda al mio Maestro di vita, quello che da sempre ritengo il massimo profeta ebreo del XX secolo, Ettore Aron Schmitz. Dal giorno in cui è esploso il contagio ha iniziato a turbare i miei sonni la pagina finale della Coscienza di Zeno, quella in cui si descrive la grande esplosione che porrà fine al genere umano. Per un paio di generazioni almeno, quella pagina è stata erroneamente interpretata come profezia della catastrofe nucleare. In verità “l’esplosivo incomparabile”, vaticinato da Svevo, è il virus che ci affligge, di fronte al quale gli esplosivi esistenti, per esempio quello dei terroristi, sono “innocui giocattoli”.
A ben vedere è un Midrash, dove la sola cosa interpretabile per un incompetente come me, è che siamo noi “gli occhialuti uomini” che inventiamo ordigni fuori del nostro corpo, ma gli “ordigni” che cosa saranno mai? Quelli che conoscevamo fino ad ora parevano delle protesi, dei prolungamenti del nostro braccio, ma il nostro nemico di oggi? Ecco dunque le domande che mi sforzerò stasera di fare a Svevo.
Ammesso che l’ordigno “crei la malattia”, lo dice Lui, che cosa verrà fuori dalla “nebulosa priva di parassiti” che verrà fuori dall’emergenza? Altro che psicoanalisi, dice Lui. Altro che virologia, domando io. Vero anche che, come tutti i veri Profeti, Svevo ci indica una via di uscita: che fare “quando i gas velenosi” non basteranno più? Lui il coronavirus lo chiamerebbe gas velenoso, ma dopo la catastrofe “ritornerà la salute”. Detto da Lui che ha speso una vita a curarsi finte malattie, c’è da affrontare il Seder con una briciola di ottimismo. Auguri a tutti.
Alberto Cavaglion