Controvento – Terrorismo e pandemia
Ve ne siete accorti? Il Covid-19 sembra aver messo a tacere il terrorismo. È una realtà, o solo uno spostamento dell’attenzione da parte dei media? Ne ho parlato con Sofia Barbarani, una giovane e brillante giornalista italiana che ha studiato in Inghilterra (due master in giornalismo e politica del Medio Oriente alla London City University e al King’s College), da sette anni in prima linea in Iraq e Siria per seguire lo sviluppo e il declino dell’Isis. Collabora con prestigiose testate internazionali come The Telegraph, The Economist, Thomson Reuters Foundation, The Washington Post, The Guardian, The Times and Al Jazeera English.
“La situazione è complessa e non si può generalizzare”, spiega. “Da un lato, certamente gli attentati in Occidente sono diminuiti, grazie anche all’appello diffuso dall’Isis che, appena iniziarono a girare le prime notizie sul Covid-19, invitò i propri seguaci, attraverso Naba, la newsletter del gruppo, a non intraprendere viaggi verso l’Europa per compiere attacchi terroristici e a non ‘entrare nella terra dell’epidemia’. Ma non necessariamente queste sollecitazioni vanno interpretate come una reale preoccupazione per la salute collettiva: per un gruppo che ha perso centinaia di combattenti e seguaci in bombardamenti, esecuzioni e in prigione, sembrerebbe piuttosto come un tentativo di mantenere il potere, approfittando dell’emergenza per compattarsi e riorganizzarsi”.
Diversa la situazione fuori dall’Europa. In Iraq, l’Isis ha sferrato due attacchi la settimana prima di Pasqua, in Egitto ha aumentato l’attività nella penisola del Sinai, e Boko Haram, il gruppo affiliato all’Isis nell’Africa occidentale, ha intensificato gli attacchi e rafforzato la sua cooperazione con al-Qaeda per approfittare del momento di fragilità a livello sociale.
“È ipotizzabile che anche in NordAfrica e nei Paesi Arabi i gruppi terroristici approfittino della crisi economica che si prospetta a causa della pandemia, della debolezza dei sistemi sanitari, del caos in luoghi dilaniati dalla guerra, per sferrare attacchi-lampo su obiettivi militari e civili; l’instabilità politica di questi Paesi andrà sicuramente a loro vantaggio”, spiega Sofia Barbarani. “E il calo del prezzo del petrolio potrebbe offrire un’ampia sponda di consenso ai movimenti terroristici che alimentano il malcontento della popolazione”.
Intanto in Iran l’arma a mano è la disinformazione. “Le Guardie della Rivoluzione islamica – gioiello dell’esercito iraniano – hanno dato la colpa per la diffusione del virus all’America e al Presidente Trump, tentando di infiammare l’anti-americanismo del Paese. Ma amareggiati da anni di problemi economici creati dal regime iraniano, molto cittadini si sono ribellati alla vecchia e stanca narrativa dell’America e di Israele come colpevoli di tutto”.
Tornando all’Europa, come vedi la situazione? “Credo che attacchi su larga scala saranno difficili, almeno fin a quando continuerà il lockdown. Non si può invece escludere qualche gesto di ‘cani sciolti’, fanatici alla ricerca di un momento di gloria. E soprattutto, temo che la quarantena, con una crescita esponenziale dell’utilizzo del web, possa portare nuove energie alla radicalizzazione, che come si sa utilizza il web e il dark web per adescare e formare nuovi adepti”.
Ma, sottolinea Barbarani, non c’è solo il fanatismo di matrice islamica. “In Europa i gruppi di estrema destra stanno creando una narrativa che descrive il Covid-19 come un ‘virus straniero’, per dare forza alla loro visione secondo la quale i pericoli provengono da nemici esterni. In un momento in cui l’Europa assiste a un’ascesa dei nazionalismi di destra, questo potrebbe portare ancora di più a vedere l’altro come una minaccia. Il mese scorso negli Stati Uniti l’utilizzo da parte del presidente Donald Trump del termine ‘virus cinese’ ha portato a un aumento degli attacchi a sfondo razzista contro gli asiatici americani”.
E non è da sottovalutare, secondo Sofia Barbarani, nemmeno una recrudescenza di antisemitismo.
“La comunità ebraica, come la Storia insegna, rischia di assumere nuovamente il ruolo di capro espiatorio dei movimenti di estrema destra, che hanno già cominciato ad accusare le organizzazioni ebraiche di utilizzare volontariamente il virus per destabilizzare la società. Ma paradossalmente anche Israele non è esente dagli attacchi d’odio dell’estrema destra. Video che circolano sui social-media mostrano ebrei ultra-ortodossi ripresi mentre sputano e tossiscono sui poliziotti israeliani, chiamandoli ‘assassini’ e ‘nazisti’ a causa delle misure di isolamento della popolazione e chiusura dei luoghi di culto, che contrastano con i severi dettami della pratica religiosa. E c’è poi l’incognita della Striscia di Gaza, dove due milioni di civili convivono in 375 km quadrati, paralizzati da anni dal blocco israeliano e dalla cattiva gestione di Hamas. Con un’assistenza sanitaria pubblica scadente e un’economia stagnante, la diffusione del virus all’interno dell’enclave sarebbe una catastrofe. Questo a sua volta, potrebbe portare ad un aumento della rabbia nei confronti di Tel Aviv e un potenziale ritorno agli scontri tra i due”.
E che cosa prevedi per la Fase 2, che si spera sia ormai alle porte?
“Da un lato il progressivo ritorno alla libertà di movimento potrebbe rimettere in circolazione fanatici in cerca del loro momento di gloria. Dall’altro però, si prospetta ovunque la messa in atto di capillari sistemi di sorveglianza che sicuramente rendono più difficile portare a termine azioni terroristiche. Lo vediamo dai filmati già in rete.”
In Corea del Sud, uno dei Paesi più avanzati tecnologicamente per quella che riguarda il tracciamento, la popolazione è stata dotata di un QR code da scaricare sul cellulare, che segnala lo stato di salute di ogni individuo. Luce verde per chi è sano, luce gialla per chi è sano ma è stato in contatto con ammalati, luce rossa per chi è positivo. Dovunque si voglia andare, dal metrò, alla farmacia, al supermercato, persino per entrare nei condomini, per non parlare di aeroporti e luoghi pubblici, è necessario mostrare il QR code, e se non si ha la luce verde non si entra. Telecamere e droni controllano i movimenti, e, in caso di malattia, la memoria del telefono viene scaricata e fornisce preziosi elementi di tracciamento dei contatti.
A Hong Kong i nuovi arrivati vengono forniti di braccialetti elettronici per sorvegliarli e assicurarsi che non violino la quarantena, mentre Singapore ha utilizzato con successo la CCTV per tenere sotto controllo la pandemia. La Cina non è da meno con i suoi droni stile “Grande Fratello”, che hanno mantenuto un occhio vigile sulla quarantena dei civili. A Pechino gli algoritmi di riconoscimento facciale individuano i pendolari che non indossano la maschera in modo corretto, mentre la Sin Bet israeliana sta utilizzando i dati dei cellulari per rintracciare chiunque sia entrato in contatto col virus. “Comprensibilmente –commenta Sofia Barbarani- questo aumento della sorveglianza desta preoccupazione nei sostenitori dei diritti civili in tutto il mondo, ma può rivelarsi un’arma efficace contro il terrorismo.”
Insomma, se da una parte il Covid-19 può fornire alle organizzazioni estremiste e ai gruppi terroristici una rinnovata speranza e uno scopo, dall’altra serve agli Stati come presupposto per raccogliere i dati personali delle persone, mentre lavorano, socializzano o passano il tempo libero a casa- e questo, potrebbe rendere più facile identificare e bloccare anche possibili minacce terroristiche.
Security vs privacy: è il tema etico più discusso in questo momento, e vale non solo per la pandemia ma anche per il terrorismo.
Sofia Barbarani ha recentemente moderato un webinar su Covid 19 e terrorismo, organizzato dal Euro-Gulf Information Center, e al quale hanno partecipato:Caroline Varin — Senior Lecturer in Security and International Organisations at Regent’s University London, Director and Co-founder of Professors Without Borders (Prowibo), Peter R. Neumann — Senior Fellow, International Centre for the Study of Radicalisation and Political Violence (ICSR), Yan St-Pierre — CEO and Counter-Terrorism Advisor, Modern Security Consulting Group (MOSECON), Mitchell Belfer — President, Euro-Gulf Information Centre (EGIC)
Questo il link alla registrazione del webinar per chi fosse interessato a seguirlo.
Viviana Kasam
(13 aprile 2020)