Oltremare – Apnea
Prima di Yom HaShoah ci si domanda sempre: oddio, la sirena di due minuti suona stasera alle otto o domattina alle dieci? O alle undici? Ci si confonde sempre con Yom HaZikaron, che viene poi solo a una settimana di distanza, così vicino da rendere i giorni di mezzo una specie di nuovi yamim noraim (i giorni fra Rosh HaShana e Kippur). Stessa atmosfera sobria, poca voglia di divertimenti, e attesa. Le due sirene, così diverse e così simili, marcano i due lutti collettivi israeliani e come tutti sanno lo fanno fermando letteralmente la nazione intera in una apnea surreale in cui tutti scendono dalle macchine in mezzo all’autostrada, o si fermano ovunque si trovino, se per strada o in ufficio, o durante qualunque occupazione del quotidiano. Ma il presupposto è che prima e dopo quella pausa ci sia un movimento. Che le autostrade siano trafficate, i treni pieni, gli autobus a metà fra una fermata e l’altra, i bambini nel cortile della scuola, raccolti a leggere testi o a cantare in una commemorazione – oggi in ricordo delle vittime della Shoah, e fra una settimana dei caduti lungo settantadue anni di costruzione dello Stato d’Israele.
Oggi, e fra una settimana di nuovo, questo atto di fermarci non avrà la stessa portata di sempre. La stragrande maggioranza degli israeliani è a casa, ciascuno fisicamente separato dagli altri, anche se magari collegato grazie alla tecnologia. Il lockdown iniziato un mese fa ha già ingoiato Pesach cancellando tutti i nostri programmi di volo quale che fosse la direzione, ha compattato le nostre serate di Seder, dirottando la rumorosa realtà delle riunioni familiari alla stranamente efficiente versione online, oppure a quella ancora più ristretta per nuclei famigliari, ciascun per sé i Dio per tutti. E siccome ai tempi del coronavirus sembra impossibile fare la minima pianificazione oltre a quale serie televisiva trovare d’urgenza appena se ne finisce una, l’arrivo di Yom HaShoah ci prende come ogni anno alla sprovvista, come se non cadesse sempre pochi giorni dopo la fine di Pesach, ma quest’anno un filo di più che tutti gli altri anni. E certo alla televisione daranno i soliti film, i documentari e le interviste agli ultimi, davvero ultimi testimoni ormai. Il contenuto non mancherà. Quello che mancherà è la dimensione pubblica, ovviamente. Nelle nostre case sarà molto più difficile entrare nella apnea delle sirene, ciascuno solo o con la propria famiglia, tutti già fermi e non in movimento. Il coronavirus ha sospeso tutto, perfino il lutto nazionale.
Daniela Fubini