I nomi dell’incontro
“Avevo una città bella tra i monti/ rocciosi e il mare luminoso. Mia/ perché vi nacqui, più che d’altri mia/ che la scoprivo fanciullo, ed adulto/ per sempre a Italia la sposai col canto.”
Una targa posta davanti al golfo e alla città di Trieste nei pressi di Aurisina/Nabrežina, in un luogo inedito scoperto grazie alla mia “congiunta” triestina, recita una strofa della poesia “Avevo” (1944) di Umberto Saba. La stessa strofa in realtà è comunque spezzata perché poi continua: “Vivere si doveva. Ed io per tanto/ scelsi fra i mali il più degno: fu il piccolo/ d’antichi libri raro negozietto./ Tutto mi portò via il fascista inetto/ ed il tedesco lurco”.
Magari la parte sulla libreria era sì omissibile vista la posizione sulla strada costiera lontana dalla libreria antiquaria di Saba nella centrale Via S. Nicolò, ma perché togliere anche il riferimento “al fascista inetto e al tedesco lurco” che tutto tolsero al poeta e lo costrinsero ad emigrare? Chissà se una scelta mirata, o una semplice preferenza stilistica. Ma a Trieste è frequente incappare in rimozioni ed omissioni storiche intrecciate talvolta, in un andamento carsico, a manifestazioni di resistenza ad esse. Già il toponimo della città derivato dal latino Tergeste, nasconde un’origine illirica, e quindi balcanica, da “terg”, ossia ‘mercato’. Analogo, o forse passato, dalle lingue slave dove “terg” o “trg” ha lo stesso significato di ‘piazza’ e ‘mercato’. Nomi che comunque denotano sempre luoghi d’incontro e di scambio tra popolazioni, lontani da qualunque gabbia sciovinistica.
Francesco Moises Bassano
(5 giugno 2020)