Trump riparte tra virus e proteste
È ripartita da Tulsa, Oklahoma, la campagna elettorale del presidente Usa Donald Trump. Per l’evento c’era grande attesa, essendo il primo negli Stati Uniti dopo il lockdown dovuto alla pandemia: 19mila i posti a disposizione per i sostenitori del presidente ma, raccontano i media internazionali, molti sono rimasti vuoti. Trump, riporta La Stampa, ha dipinto l’evento come “il vero inizio della mia campagna elettorale, e della più grande rivincita nella storia”. Tulsa, afferma Repubblica, rappresenta il primo passo per rilanciare la sua immagine. “Dopo cento giorni e 120mila morti di Covid 19, con una disoccupazione passata dal 3,5 per cento del 2 marzo al 13,3 di oggi, dopo quasi un mese di proteste e violenze seguite all’uccisione di George Floyd, The Donald si rende conto che le sue fortune politiche sono ai minimi termini e gioca di nuovo all’attacco. La posta in gioco che prende il via dall’Oklahoma è la sua permanenza o meno alla Casa Bianca”.
Il piano annessione. “L’estensione della sovranità israeliana ad alcuni territori della Giudea e della Samaria non distruggerà, come molti critici suggeriscono, la soluzione dei due Stati. Ma distruggerà l’illusione dei due Stati. E così facendo, aprirà la porta a una realistica soluzione a due Stati e farà uscire il processo di pace dal vicolo cieco in cui è rimasto bloccato per due decenni”, scrive così l’ambasciatore d’Israele negli Stati Uniti Ron Dermer in un editoriale pubblicato sul Washington Post. Secondo il diplomatico, il piano di annessione israeliana di parte di territori in Cisgiordania – annunciato dal Premier Benjamin Netanyahu e che dovrebbe prendere il via dal 1° luglio – sarà un’opportunità per rilanciare la soluzione dei due Stati. Ma, racconta l’Espresso oggi, tra chi si oppone al piano c’è anche l’ala più oltranzista della destra israeliana che non vuole la nascita di uno stato palestinese. Il settimanale, attaccando il piano, riporta anche un editoriale pubblicato su Yedioth Ahronoth di Yousef al Otaiba, ambasciatore degli Emirati arabi negli Stati Uniti, il cui si avverte il governo di Gerusalemme che: “l’annessione potrebbe far naufragare l’aspirazione di Israele a migliorare i rapporti di sicurezza, economici e culturali con il mondo arabo”.
Nazareth in vendita. Sul Sole 24 Ore Carlo Marroni riporta i problemi di bilancio del patriarcato Latino di Gerusalemme, che ha un debito superiore a 100 milioni di dollari. Per coprire la perdita sono state vendute terre a Nazareth a una società israeliana. In particolare, spiega Marroni, “per far fronte agli impegni verso le banche creditrici sorti per la costruzione di una grande università-campus in Giordania, è ora costretto a vendere terreni e proprietà immobiliari, soprattutto nell’area di Nazareth – città israeliana abitata interamente da popolazione araba, di cui oltre il 30% di religione cattolica – dove la decisione sta alimentando proteste di una parte della popolazione, che vuole manifestare anche davanti alla Basilica dell’Annunciazione”.
Diritto di cittadinanza. Riprende corpo il dibattito in Italia su una nuova legge per la concessione della cittadinanza. Repubblica affronta il tema dando voce a tre racconti di altrettante persone: Maain Anshour, Hajaar Drissi e Sonny Olumati.
Paura a Reading. Diverse persone sono state accoltellate in un parco di Reading, nel Sud della Gran Bretagna. Tre le vittime e due feriti gravi. Arrestata una persona mentre gli inquirenti aprono all’ipotesi dell’attentato terroristico. Nel paese intanto, scrive il Corriere, “l’atmosfera politica è molto tesa e a Londra nei giorni scorsi erano già scesi in piazza gruppi di estrema destra che avevano tentato di ingaggiare lo scontro con i manifestanti anti-razzisti: solo la massiccia presenza della polizia aveva impedito il degenerare della situazione. Però le stesse forze di polizia di Reading, oltre che gli organizzatori della protesta di ieri, hanno negato ogni nesso con la manifestazione”.
Segnalibro. Corriere La Lettura presenta un ampio dialogo tra John Grisham e Scott Turow, definiti i signori del “legal thriller”, sui temi del razzismo e delle discriminazioni sociali. Per entrambi le proteste generate dall’omicidio di George Floyd porteranno a un cambiamento negli Stati Uniti. A proposito di razzismo, sempre La Lettura presenta due volumi dedicati alla storia della casa editrice Marvel, ricordando come molte delle storie a fumetti prodotte abbiano trattato con originalità il tema delle discriminazioni. In particolare vengono citati i due più autorevoli Stan Lee e Jack Kirby. “La scelta originaria di mettere il dito nella piaga del razzismo quando non era facile farlo, nel 1963, resta un grande merito di Lee e Kirby, non a caso entrambi ebrei”, riporta l’articolo. Ancora su La Lettura, recensione molto positiva per il nuovo romanzo di Giorgio Van Straten Il mio nome a memoria (Francesco Brioschi editore) in cui l’autore ricostruisce la propria storia familiare, ebraica ed olandese, travolta dalla Shoah. Il Tempo pubblica invece una poesia a firma dell’ambasciatore d’Israele in Italia Dror Eydar.
Daniel Reichel