Israele, tra pericolo virus e dibattiti sulle annessioni
Il ministero della Salute israeliano nelle scorse ore ha segnalato 668 nuovi positivi al coronavirus nelle ultime 24 ore, il più significativo aumento giornaliero dall’inizio di aprile. Un dato che preoccupa le autorità che hanno disposto il lockdown in alcune città dove ci sono stati dei focolai di contagio. Anche in Europa si registra un nuovo aumento dei contagi. “Trenta paesi hanno visto un aumento del numero di nuovi casi nelle ultime due settimane”, ha segnalato il direttore della sezione europea dell’Oms, Hans Kluge. “Il virus circola ancora attivamente, e non abbiamo farmaci e vaccini specifici efficaci – le parole di Kluge riportate dal Fatto Quotidiano – Questo deve essere fatto coinvolgendo la comunità e se ci sono problemi con l’aderenza alle misure di prevenzione bisogna capire cosa impedisce questa aderenza e dove questo avviene, intervenendo in quei gruppi di popolazione”.
Piano di pace e d’annessione. Potrebbe slittare ancora la data del varo della pubblicazione del piano di pace dell’amministrazione Trump. Al presidente l’ultima parola ma il rifiuto palestinese e le proteste – avvallate da diversi paesi europei – contro il piano di annessioni in Cisgiordania annunciato dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu potrebbero ritardare l’annuncio del programma completo degli Usa. Sul Giornale, Fiamma Nirenstein afferma che le annessioni non sono un ostacolo alla pace come invece hanno sostenuto di recente il segretario generale Onu Guterres e la Lega araba ma un’evoluzione degli accordi di Oslo. Per Guterres, invece le annessioni israeliane costituirebbero “una gravissima violazione del diritto internazionale” che “danneggerebbe gravemente la prospettiva della soluzione a due stati e minerebbe le possibilità di ripresa dei negoziati”. Per il segretario di stato americano, Mike Pompeo, sulle annessioni è il governo israeliano ad avere l’ultima parola. “Le decisioni sull’estensione della sovranità d’Israele spettano agli israeliani. Ma parliamo con tutti i paesi della regione su come gestire questo processo” (Osservatore Romano). In una lettera a Bruxelles firmata da 1080 parlamentari europei – riportata dal Fatto -, l’ex presidente della Knesset Avraham Burg chiede all’Ue di intervenire per bloccare le annessioni e il piano Trump. Il gruppo terroristico di Hamas intanto minaccia di guerra Israele (Avvenire).
La Dubai palestinese. Sul Venerdì di Repubblica reportage dalla città di Rawabi, in Cisgiordania, definita una piccola Dubai palestinese, ideata dall’imprenditore Bashar Masr e creata dal nulla. “Il progetto di una nuova città costruita dal settore privato, costato finora 1,4 miliardi di dollari secondo gli investitori, è stato possibile grazie all’appoggio del Qatar, la cui bandiera sventola all’ingresso della città di fianco a quella palestinese”, spiega il Venerdì, che aggiunge che “i detrattori palestinesi di Masri, e non sono pochi, lo accusano di ‘normalizzazione’ e di interagire troppo benevolmente con la controparte israeliana. Il progetto di Rawabi ha coinvolto imprese israeliane e, laddove conveniva, ha utilizzato materiali provenienti da Israele. Lui stesso è un moderato con relazioni oltre la Linea verde, e viaggia usando l’aeroporto di Tel Aviv con il passaporto americano”.
Fuori l’antisemitismo dal Labour. Il leader del Labour britannico, Keir Starmer, ha chiesto ieri a Rebecca Long-Bailey, ministro ombra dell’Istruzione, di lasciare il suo incarico dopo che aveva condiviso un articolo che conteneva “una teoria del complotto antisemita”. “Come leader – ha detto il portavoce di Starmer – Keir ha detto con chiarezza che restaurare il rapporto di fiducia con la comunità ebraica è una priorità numero uno. L’antisemitismo prende molte forme diverse ed è importante che siamo tutti vigili nel contrastarlo”. La Long-Bailey aveva condiviso su Twitter un’intervista all’attrice Maxine Peake, descrivendola come un “diamante assoluto”, in cui diceva che i poliziotti americani
hanno ucciso George Floyd hanno imparato le loro tattiche dai servizi segreti israeliani (Foglio).
Toponomastica napoletana. Continua la discussione a Napoli in merito al mancato cambio di nome di piazzale Tecchio, che porta il nome di un ex segretario fascista e che avrebbe dovuto essere dedicato a Giorgio Ascarelli, mecenate e primo presidente del Calcio Napoli. A quest’ultimo, su decisione della commissione toponomastica, dedicato invece uno spiazzo oggi senza nome mentre, spiega il Mattino, “la targa di Tecchio resterà dov’è. Il toponimo non può essere rimosso per motivi legati a numeri civici, residenze e perché a piazzale Tecchio 80 ricade una delle sedi dell’Università Federico II”. Di ultima bizzarria dell’amministrazione parla la Comunità ebraica di Napoli in una nota, riferendosi alla decisione di “mettere il nome di un ebreo e di un gerarca repubblichino in condominio all’interno della stessa piazza. Tutte le persone di buonsenso, e non solo gli ebrei napoletani, hanno più di un motivo per sentirsi offesi e indignati da questa decisione. Non fosse altro che la soluzione adottata dalla Commissione toponomastica si è dimostrata di gran lunga peggiore dell’originario oltraggio. Eppure l’avevamo ribadito a più riprese, che la comunità ebraica non era per nulla interessata a barattare il nome di Giorgio Ascarelli con quello di un fascista repubblichino. Per noi il nome di Vincenzo Tecchio, come già accaduto cinque anni fa per quello di Gaetano Azzariti, andava semplicemente rimosso”.
Omaggio all’Italia. Il Mattino intervista lo scrittore israeliano Eshkol Nevo sul suo ultimo libro “Vocabolario dei desideri” (Neri Pozza), un riepilogo esistenziale che procede per ordine alfabetico, dalla A alla Z. Per la I, Nevo ha scelto Italo Calvino: “La scelta di Calvino è stata un omaggio al mio scrittore italiano preferito, e alla cultura italiana in generale, che mi ha arricchito come scrittore e come essere umano. In questo caso, in questo momento, in un libro pubblicato solo in Italia, per me era più importante esprimere il mio affetto per uno dei maggiori scrittori italiani, che parlare del mio patriottismo nei confronti di Israele”.
Segnalibro. Continua a suscitare interesse il libro dello storico David Bidussa La misura del potere. Pio XII e i totalitarismi tra il 1932 e il 1948 (Solferino), recensito oggi sul Venerdì di Repubblica da Corrado Augias che sottolinea l’importanza delle analisi del volume sul rapporto della Chiesa con il potere (tra lotta al comunismo e alleanze con fascismo e nazismo) e sul suo antigiudaismo. Il Corriere presenta invece Stanotte dormirai nel letto del re (Archinto), volume di memorie di Sandra Bonsanti, in cui parla del padre, lo scrittore Alessandro, e del grande mondo culturale che si sviluppò attorno a casa loro. “Il libro è anche un viaggio nell’ebraismo italiano”, racconta il Corriere.
Jciak. Si intitola Resistance – La voce del silenzio, il film di Jonathan Jakubowicz dedicato alla storia di Marcel Marceau, celebre mimo francese di origine ebraiche che durante la seconda guerra mondiale contribuì a salvare la vita di 123 bambini ebrei. A interpretare Marceau, Jesse Eisenberg. “Quello che mi ha spinto a realizzare Resistance – racconta il regista Jakubowicz al Corriere – è che, nonostante il suo contesto tragico, è una storia che inneggia alla vita. Marcel e il suo gruppo hanno salvato molte esistenze, contro ogni umana previsione. E questo merita di venir celebrato”.
Daniel Reichel