“La Polonia è spaccata tra rabbia e odio, serve recuperare la lezione dell’89”
“La mia etica si fonda su questo principio: chi ha visto il 1989 ha perso per sempre il diritto ad essere pessimista. Il comunismo che sparisce senza spargere una goccia di sangue.. se questo è stato possibile, allora i problemi della Polonia del 2020 sono veramente minori”. Parte da questa considerazione Konstanty Gebert, giornalista, intellettuale, membro della comunità ebraica polacca e noto dissidente negli anni del regime comunista, per spiegare la sua visione sulla Polonia di oggi. Un paese spaccato, sottolinea Gebert, parlando con Pagine Ebraiche (qui l’audio e qui il video della conversazione) all’indomani del risultato del primo turno delle elezioni polacche. Un primo passaggio alle urne che non ha visto vincitori: il presidente uscente e favorito Andrzej Duda, rappresentante del partito ultraconservatore Diritto e Giustizia, non è riuscito infatti ad ottenere la maggioranza dei voti (si è fermato al 44%) e quindi dovrà scontrarsi il prossimo 12 luglio al ballottaggio con il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski, esponente di Piattaforma Civica e rappresentante dell’area liberale e filoeuropeista. Duda e Trzaskowski, spiega Gebert, rappresentano due mondi diversi. “La Polonia è spaccata in due e non ci sono modi di trovare un terreno di compromesso. Il sentimento generale è che se ‘loro’ dovessero andare al potere allora ‘noi’ emigreremo: cioè l’idea dell’orrore del ‘loro al potere’ è l’unica cosa che i due campi hanno in comune. Infatti una delle conseguenze delle elezioni del 28 giugno è il 13% di voti al candidato indipendente Szymon Hołownia, che non fa parte di un partito, indica chiaramente che c’è un elettorato che non sopporta più questa divisione in due e cerca disperatamente una soluzione alternativa. Saranno i voti dei suoi elettori ad essere decisivi al ballottaggio”, spiega Gebert. L’altro candidato rimasto fuori ma che avrà la possibilità di influenzare il voto del 12 luglio è Krzysztof Bosak (6,78%): “Se i suoi elettori voteranno Duda, questo gli basterà per vincere. Ma Bosak è interessante perché assomiglia a Hołownia nel rifiutare i due grandi campi ma dall’altro lato dice che Duda e Trzaskowski sono liberali e quindi nemici della nazione. La coalizione che lo sostiene è molto diversa e ambigua, formata da estremisti di vario genere, e alle scorse europee ha dichiarato che ‘noi non vogliamo cinque cose: le tasse, l’aborto, gli ebrei, gli omosessuali, l’Europa’. Bosak è la faccia civilizzata di quel movimento. Per vincere Duda deve fare appello al suo elettorato e già lo sta facendo, attaccando le persone LGBT, dicendo che sono una minaccia per l’unità nazionale e l’avvenire della nazione. Trzaskowski invece dovrebbe raccogliere tutti gli altri voti, oppure fare un appello a chi non è andato a votare”. In ogni caso, spiega Gebert, comunque vada non ci sarà una vittoria chiara e piena di uno dei due campi al ballottaggio. “C’è la grande paura che se Duda dovesse perdere le elezioni, il governo utilizzerà dei metodi non legali per annullarle e impedire al candidato di opposizione di diventare presidente. Questa paura è indicativa del risultato di questi ultimi cinque anni della destra al governo: la gente o crede ciecamente al governo oppure non ci crede e lo sospetta di tutte le cattiverie possibili”.
In questo scontro tra poli opposti, chiediamo a Gebert quale equilibrio abbia trovato la piccola realtà ebraica polacca. “Siamo talmente piccoli da non poterci definire nemmeno tali. Siamo 8mila in tutto il paese e numericamente non contiamo, però politicamente abbiamo un ruolo nell’immaginario collettivo più grande che il numero di tessere. E la comunità ha fatto delle dichiarazioni in passato esprimendo la nostra ansia nel confronto del clima di odio che è diventato la norma della vita politica. Una parte di questo odio per la prima volta è diretto anche contro di noi: abbiamo dovuto mettere la sicurezza per proteggere la sinagoga a Varsavia. Ci sentiamo minacciati, la quantità di mail minacciose spesso firmate, mica anonime, dirette contro le istituzioni ebraiche è aumentate in modo esponenziale. Nelle ultime settimane la comunità ebraica ha rilasciato dichiarazioni contro la propaganda d’odio contro le persone LGBT”. In particolare contro le parole di Duda che ha definito il mondo LGBT un’ideologia. “Negare l’umanità della gente in Polonia dove vivono ancora i testimoni della Shoah è una cosa impensabile”, sottolinea Gebert. Non solo Trzaskowski è stato attaccato per aver risposto a una domanda di un giornalista (lei crede in Dio?), spiegando di credere nel Dio di Spinoza. “La televisione di Stato ha detto che Trzaskowski si è rivelato aderente al pensiero di un filosofo ebreo, Baruch Spinoza. I commentatori hanno detto che la filosofia di Spinoza era anticristiana, quindi anche il candidato contro Duda lo è. In più lui si è dichiarato disponibile a restituire i beni ebraici che sono stati confiscati dai nazisti e poi dai comunisti agli ebrei: così si è passati dal Trzaskowski anticristiano al Trzaskowski che vuole far pagare il prezzo della guerra ai polacchi a favore degli ebrei”. La retorica d’odio e divisiva, spiega dunque Gebert, è pane quotidiano ma lui nonostante tutto crede nella possibilità di ricomporre la frattura così come è stato possibile dopo la caduta del Muro di Berlino.
Daniel Reichel