Sul monte Rushmore
La celebrazione del 4 luglio di Donald Trump di fronte al monte Rushmore è stata una mossa elettorale. Ma l’elettorato che il presidente Usa vuole riunire intorno a sé è ancora più caratterizzato di quello che lo ha portato di stretta misura alla presidenza: quello dei suprematisti bianchi e quello affine, anche se non totalmente identificato, degli oppositori delle misure di sicurezza contro il coronavirus, di coloro che all’avviso del lock down (parziale) sono corsi a fare incetta non di provviste ma di armi. Tutti rigorosamente senza mascherina, tutti bianchi, sono coloro che ritengono che qualunque misura di sicurezza non sia volta ad evitare a loro e a coloro che sono loro vicini il contagio, ma a limitare la loro “libertà”. Primi fra tutti, il presidente, esempio del Paese, rigorosamente senza mascherina.
La scelta del monte Rushmore, alle cui facce scolpite nella pietra Trump si è fatto fotografare accostato, quasi ad essere il prossimo presidente destinato ad essere là immortalato, poi, tutto è meno che neutrale. Non per i presidenti che vi sono ritratti, Washington, Jefferson, Lincoln e Roosevelt, ma per il modo con cui è stato ideato e costruito: opera dello stesso scultore, Gutzon Borglun, che aveva ideato pochi anni prima un simile monumento ai generali confederati. Lo scultore fu un membro attivo ed importante del Ku Klux Klan e inoltre, come in genere i membri del Klan, un attivo antisemita, autore nel 1920 di uno scritto antisemita sulla questione ebraica. Inoltre il memoriale dedicato ai presidenti fu eretto sulle terre strappate ai Sioux in violazione dei trattati stipulati precedentemente ed è quindi tuttora considerato dai nativi americani come un monumento alla loro distruzione.
Intendiamoci, sto ricordando un pezzo di storia, non proponendone l’abbattimento. Ma c’è un mare di mezzo fra le proposte di distruggere le statue e i monumenti e l’esaltazione arrogante di “valori patriottici” che comprendono in prima fila il razzismo contro nativi americani e neri, l’esaltazione dei sudisti contro i nordisti, la segregazione razziale. E questo Trump fa finta di non saperlo ma lo sa.
Anna Foa