Setirot – I conti con il passato

Come segnalato su queste colonne da Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Cdec, l’Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance) ha approvato un testo che spinge “tutti i paesi e i contesti sociali a farsi carico del rispettivo passato occupandosi apertamente e in maniera accurata delle dinamiche storiche”. Cioè a confrontarsi con le rispettive storie nazionali, in particolare per quanto riguarda la persecuzione antiebraica. Luzzatto Voghera coglie l’aspetto in teoria dirompente della dichiarazione che obbliga (diciamo obbligherebbe) a fare i conti veri con scelte e azioni collettive e individuali, ovvero con le storie delle persone che furono complici di quei crimini. Sulla carta, dunque, ciò che ricercatori e gruppi di cittadini vanno denunciando da anni – tendenzialmente inascoltati o guardati con una certa sufficienza – diviene adesso “norma”. Così le democrazie illiberali tipo Ungheria, o quelle sorde ai lugubri echi del passato come la Polonia, i troppi paesi accomodanti come l’Italia dovrebbero essere costretti a porsi un sacco di domande. Domande e conseguenti risposte che per esempio Germania e Francia hanno abbondantemente affrontato sia istituzionalmente che in letteratura, nel cinema, in teatro, insomma attraverso i mezzi di massa in grado di coinvolgere il vasto sentimento popolare. Si dovrebbe finalmente parlare di delazione, di indifferenza, di criminalità, di vigliaccheria. E poi di strade, parchi, luoghi pubblici intitolati a Nicola Pende, Giorgio Almirante, Rodolfo Graziani – e per stare alla cronaca più recente la complessa polemica sui giardini Indro Montanelli. Il tutto, aggiungo io, non scordando mai che chi non fa profondamente i conti con il proprio ieri rischia di ripetere errori simili oggi. Appunto ciò che sempre più spesso accade.

Stefano Jesurum

(9 luglio 2020)