Unanimità
A me pare semplice. Ci sono temi che non vedono una unanimità di giudizio all’interno delle comunità ebraiche. Nel contempo, tutti coloro che esprimono la loro opinione in quanto ebrei (che siano giudizi storici, politici o perfino religiosi) lo fanno credendo profondamente di perseguire il bene e desiderando un futuro positivo per il mondo ebraico e per le sue comunità. A fronte di questa situazione – molto comune e ricorrente – esistono altri ebrei singoli o gruppi organizzati che ritengono inopportuno che vengano espresse opinioni differenziate e pensano possa esistere una linea comune unica e condivisa da parte degli ebrei del mondo su tutta una serie di questioni. Recentemente sono due i temi che con forza vengono proposti, chiedendo unitarietà di giudizio e di azione: il giudizio sulla natura dell’antisemitismo contemporaneo e la valutazione sulle iniziative politiche del governo israeliano. Sulla prima questione si ritiene legittimamente di sostenere che la principale forma di antisemitismo oggi sia l’antisionismo e che la fonte più pericolosa di tale antisemitismo sia il fondamentalismo islamico (a volte estendendo all’intero Islam questa dinamica). Sulla seconda questione si sostiene apertamente, sempre in maniera più che legittima, il percorso proposto dal piano Trump di annessione da parte di Israele di ampie aree della sponda occidentale del Giordano. Si dà tuttavia il caso che su queste due importanti questioni il dibattito sia assai vivace all’interno del mondo ebraico, sia nella diaspora sia in Israele. C’è chi trova insensato ridurre l’antisemitismo contemporaneo alla sola fattispecie dell’antisionismo, facendo notare l’ampia letteratura di studi sociologici che offrono un quadro molto più articolato. Sul piano politico, poi, relativamente alla dinamica mediorientale e ai passi che starebbe compiendo il governo di Israele il confronto è serrato, sia in Israele sia nella diaspora. A proposito di quest’ultimo punto mi è parso di grande interesse ascoltare l’intera registrazione dell’audizione dell’ambasciatore israeliano alla Camera questa settimana.
In definitiva, come sostiene il noto wiz ebraico: due ebrei, tre opinioni. Si tratta, per l’appunto, di opinioni, tutte meritevoli di essere ascoltate, valutate, discusse, perché espresse con sincerità, per il bene delle future generazioni. Prospettare un presente e un futuro di unanimità mi sembra pericoloso e pochissimo ebraico.
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC