Formare i formatori
Chi forma i formatori? E come? È la domanda che mi pongo più o meno ogni volta che mi viene proposto un corso per insegnanti (come mi è capitato per esempio di recente dopo aver compilato un interessante questionario sulla didattica a distanza inviatomi da un editore di libri scolastici). Perché i casi sono due: o pensiamo che per un insegnante sia sufficiente conoscere la propria disciplina, e in tal caso i corsi sulla didattica o simili sarebbero superflui, oppure pensiamo che un insegnante debba saper organizzare le proprie lezioni, presentare i contenuti in modo da renderli interessanti, non allungare eccessivamente i tempi della spiegazione, gestire un gruppo, ecc.; in tal caso ci aspettiamo che chi ha la pretesa di insegnare queste cose agli insegnanti non si limiti a enunciarle in teoria.
Sia ben chiaro, io non ho affatto la presunzione di essere una brava insegnante, ma proprio per questo quando persino io mi ritrovo a domandarmi come potrebbe fare la persona che ho davanti a gestire un gruppo di bambini o di adolescenti chiassosi se non sa neppure gestire un gruppo di adulti (che saranno pure arroganti e poco motivati ma certo non urlano, non si lanciano oggetti, non giocano con l’accendino, ecc.), significa che davvero c’è qualcosa che non funziona. Tre cose, soprattutto, mi sembrano intollerabili da parte di chiunque pretenda di insegnare a insegnare: non saper stare nei tempi, non saper interessare e non saper usare correttamente il materiale didattico (non aver predisposto un numero adeguato di fotocopie, per esempio, oppure proiettare slide illeggibili per chi non siede in prima fila).
Per contrasto, vorrei portare due esempi positivi che ho avuto la fortuna di incontrare entrambi all’inizio della mia carriera, o addirittura prima, e forse il fatto che arrivino entrambi da Israele potrebbe far pensare: il seminario per madrichim dell’Hashomer Hatzair e i corsi sul metodo Feuerstein. Due cose molto diverse, a parte la provenienza, ma con un elemento fondamentale in comune: non c’era lezione o attività che non si svolgesse con le stesse modalità con cui ci veniva spiegato che avremmo dovuto lavorare: quindi tutto sempre coinvolgente (e spesso anche divertente), rigoroso rispetto dei tempi, materiale facilmente disponibile, ecc. A rigor di logica dovrebbe essere ovvio, ma in pratica non lo è affatto: gli aneddoti che potrei raccontare in questo campo con clamorosi esempi del contrario sono infiniti.
Dunque chi forma i formatori? E chi forma i formatori dei formatori? E chi forma i formatori dei formatori dei formatori? Forse a un certo punto della catena qualcuno ammetterà che ogni tanto anche la trasmissione di nozioni teoriche non è sempre e comunque da sottovalutare. Ma allora a maggior ragione questo può valere per gli insegnanti che trasmettono i contenuti della propria disciplina.
Anna Segre