L’Italia e il decreto d’agosto
Nella maggioranza, trovato l’accordo sul testo del decreto cosiddetto d’agosto, manovra da 25 miliardi di euro. Al centro, il nodo licenziamenti: il blocco dei licenziamenti proseguirà ma sarà “variabile” in base alle scelte delle aziende sull’utilizzo di cassa integrazione e sgravi per fare rientrare i dipendenti al lavoro, e durerà fino a metà novembre, deadline entro la quale sono a disposizione in modo continuativo le nuove settimane di ammortizzatori di emergenza. Possibile proroga al 31 agosto dell’obbligo di indossare le mascherine di protezione personale. “La new entry – scrive il Corriere – è il pacchetto di incentivi per le assunzioni al Sud proposte dal ministro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano. Le aziende del Sud che a partire dal primo ottobre assumeranno con un contratto stabile o stabilizzeranno un precario, avranno un taglio dei contributi del 30%”. Intanto il ministero dell’Istruzione ha siglato un accordo con i sindacati per la riapertura a settembre delle scuole: meno alunni nelle classi e per i docenti test sierologici gratuiti su base volontaria, alcuni degli elementi previsti.
Risollevare Beirut. Sui quotidiani italiani ancora alta l’attenzione su quanto accade in Libano dopo la tragica esplosione nel porto di Beirut (La Stampa riporta di una vittima italiana, una signora di 92 anni, Maria Pia Livadiotti). Ieri è arrivato il presidente francese Emmanuel Macron in visita: “Non sono qui per sostenere il regime o lo Stato, sono qui per aiutare voi”, ha replicato Macron alle urla della folla che chiede di cacciare il governo attuale e una riforma vera del paese. Nei prossimi giorni Parigi organizzerà una conferenza internazionale per gli aiuti, sottolinea il Corriere, mentre Repubblica spiega come quella di Macron sia una mossa per avanzare l’influenza francese nell’area e contrastare quella turca. Intanto, tra chi si è offerto di dare una mano, contattando direttamente Macron, c’è il presidente dell’israeliana Venture Partners, Erel Margalit. “La possibilità che Israele partecipi agli aiuti a favore di un Paese con cui è formalmente in guerra – scrive Repubblica – lascia intendere l’entità dei cambiamenti in atto nella regione, dove i Paesi sunniti del Golfo – principali finanziatori di Beirut hanno oramai un forte legame con Gerusalemme”.
Visto da Israele. Il Giornale richiama la proposta israeliana, arrivata in prima battuta dal ministero della Difesa e quello degli Esteri, di aiuti al Libano. Ma è arrivato il rifiuto per mano di Hezbollah, riporta il quotidiano, che tiene in scacco la popolazione. Hezbollah contro cui si scaglia il regista Ziad Doueiri: “So che molti in Italia considerano l’Hezbollah un gruppo romantico, i Che Guevara del Medio Oriente che lottano contro l’imperialismo americano, ma si tratta di un gruppo terroristico, che ha ucciso Hariri, che ha eliminato molti giornalisti, un gruppo più potente dell’esercito libanese. Oggi sono responsabili per quello che è successo. Non diranno mai di aver nascosto delle armi nel porto” (Corriere). Doueiri afferma di ritenere che ci sia stato un attacco di Israele al deposito al porto, poi esploso, ma le piste più accreditate confutano questa tesi: anche l’opinionista israeliano Gideon Levy, ferocemente critico del governo di Gerusalemme, in un’intervista al Fatto di oggi – in cui accusa Israele di ipocrisia per l’offerta di aiuto al Libano – afferma di non credere alla responsabilità israeliana. “Che sia stato un incidente oppure no, una cosa è certa: – aggiunge Doueiri – c’e un gruppo terroristico (Hezbollah) che controlla il Paese, la nostra libertà e la nostra economia. E spero che l’esplosione finalmente cambi le cose”.
Netanyahu, basso gradimento. Secondo un sondaggio dell’Israel Democracy Institute solo il 25% degli israeliani apprezza il modo in cui il governo guidato dal Premier Netanyahu sta gestendo l’emergenza sanitaria. Secondo un altro sondaggio, riportato dal Corriere 7 di oggi, il 78 per cento dei giovani israeliani (20-35 anni) accusa il governo di aver perso il contatto con la gente. Nell’approfondimento del Corriere si parla in particolare della disaffezione di una parte dei giovani nei confronti di Netanyahu e della scelta di alcuni – che non si identificano con la sinistra – di far parte delle proteste di piazza di queste settimane.
Fascismo da museo. Dopo il no della Raggi a un museo del fascismo a Roma, tramonta anche l’idea di un “Centro di documentazione sugli anni del totalitarismo” a Predappio. Un’idea della precedente giunta di sinistra, oggi accantonato dall’amministrazione di destra guidata da Roberto Canali, scrive Repubblica Bologna. A Canali intanto, riporta La Stampa, è arrivata una richiesta dagli eredi di Mussolini affinché il comune si prenda carico della tomba del duce: “Proposta accompagnata da una serie di dettagli organizzativi, compreso l’affidamento al Comune di Predappio della gestione dell’ordine pubblico nel cimitero in occasione dei raduni che si tengono negli anniversari della marcia su Roma, della nascita e della morte di Mussolini”. Ovvero dei raduni neofascisti. Per il sindaco Canali il punto è il turismo: “Se sono arrivati a farci queste richieste spero che siano disponibili alla riapertura della cripta, che è sempre stato un auspicio: a Predappio c’è un interesse diffuso in questo senso fra le attività, dai ristoratori ai bar. È innegabile che le visite siano calate nell’ultimo anno e mezzo, si parla di una diminuzione del 60-70%”.
Sgomberare i neofascisti. “Nessuna fretta di sgomberare. Anzi, la prefettura prende tempo”, così il Corriere della Sera, nelle sue pagine romane, raccontando il lento iter che dovrebbe portare allo sgombero della sede dei neofascisti di CasaPound a Roma.
Ostaggi e farneticazioni. Alla fine del pomeriggio, ieri, nel centro di Le Havre, città della Normandia, un uomo di 34 anni ha fatto irruzione in una banca, trattenendo sei ostaggi con lui, poi tutti liberati. Già condannato per estorsione e sequestro di persona e con disturbi psichiatrici, l’uomo aveva chiesto di “liberare i bambini palestinesi ingiustamente incarcerati in Israele” e di e dare ai palestinesi con meno di quarant’anni la possibilità di accedere alla spianata della moschea al-Aqsa a Gerusalemme (Stampa).
Stasera cinema. Sul Venerdì di Repubblica Alessandro Gassmann parla del film di cui Non odiare, in cui interpreta un medico ebreo che “si trova per caso sul luogo di un incidente d’auto, si accinge a salvare l’uomo ferito, ma vede che ha una svastica tatuata sul petto. Lo lascia morire. I sensi di colpi lo porteranno a incontrare i figli della vittima”. Nell’intervista si parla molto dell’intreccio tra i Gassmann e l’ebraismo. “Non ero mai entrato in una sinagoga in vita mia, – racconta l’attore – la prima volta è stato proprio a Trieste per una scena di Non odiare. Sono anche diventato buon amico del rabbino, un uomo molto simpatico e terreno. Mi ha aiutato a entrare nel personaggio, ha suonato lo shofar per me, io mi sono molto emozionato”. A proposito di film ed ebraismo, il Foglio presenta l’ultima pellicola di Seth Rogan, An american pickle, dedicato alle vicende di una famiglia ebraica che cerca negli Stati Uniti di inizi Novecento di realizzare il proprio sogno americano.
Daniel Reichel