Il concerto di Varsavia
Dopo l’occupazione tedesca della Polonia numerosi compositori polacchi furono trasferiti nella prigione di Pawiak, presso il Campo di concentramento di Varsavia ubicato nel Ghetto; sospettati di perseguire finalità politiche ostili al Reich mascherate da attività artistiche o ritenuti membri di organizzazioni resistenziali, furono sottoposti a interrogatori e torture da parte della Gestapo.
La loro detenzione variava da una settimana a diversi mesi o addirittura anni e di solito si concludeva con il rilascio o il trasferimento presso Campi aperti in territorio metropolitano tedesco.
Nel 1940 il compositore Roman Palester fu arrestato, imprigionato a Pawiak e rilasciato dopo sei settimane, molte sue opere furono distrutte durante l’insurrezione di Varsavia del 1944; dopo la Guerra la sua produzione rimase largamente emarginata dalla vita artistico–musicale polacca a causa delle sue posizioni anticomuniste.
Il compositore Lech Miklaszewski (foto) fu imprigionato a Pawiak nel 1940 e rilasciato dopo un anno e mezzo, dal 1941 al 1944 si esibì clandestinamente presso il Cafè Woytowicz; il compositore e attivista politico Ludomir Marczak nascose 13 ebrei nel suo appartamento di Varsavia, nel novembre 1943 fu arrestato, imprigionato a Pawiak e giustiziato insieme ai suoi familiari e a tutti gli ebrei da lui nascosti (la pedagoga polacca Jadwiga Sałek–Deneko, che collaborò con Marczak nell’operazione di occultamento dei 13 ebrei, fu torturata e uccisa nel gennaio 1944).
Il sacerdote, compositore e musicologo Wacław Gieburowski, direttore del coro della cattedrale di Poznań, fu arrestato dalla Gestapo nell’ottobre 1939 e trasferito nel 1941 a Varsavia dove morì nel settembre 1943; il compositore Jan Sztwiertnia si apprestava a partire per Parigi grazie a una borsa di studio allorquando scoppiò la Guerra (arrestato dalla Gestapo nel giugno 1940, morì a Gusen).
Nel pomeriggio del 1° agosto 1944 le truppe sovietiche già penetrate in territorio polacco giungevano sul lato destro della Vistola alle porte di Varsavia mentre le truppe del Reich erano in procinto di ritirarsi; 45.000 membri dell’organizzazione paramilitare Armia Krajowa, pur senza adeguato addestramento e dotati unicamente di mitragliatrici e cannoni anticarro, scatenarono un’insurrezione allo scopo di liberare Varsavia prima dell’arrivo dell’Armata Rossa.
La guarnigione tedesca ottenne una vittoria schiacciante e anche in questo caso la risposta militare del Reich fu brutale, Himmler ordinò di uccidere indistintamente bambini, donne, personale medico e religiosi nonché bombardare e incendiare gli edifici; il 2 ottobre 1944 la Armia Krajowa chiese la resa, ai 500.000 insorti e civili catturati fu riconosciuto lo status di prigionieri di guerra e disposto il loro trasferimento nei Campi di internamento militare, Varsavia fu ridotta in macerie.
Tanti furono i musicisti polacchi che combatterono come civili e paramilitari durante l’insurrezione di Varsavia e furono uccisi o catturati e trasferiti verso Campi militari o di lavoro coatto in territorio metropolitano tedesco; da citare il compositore Roman Padlewski (gravemente ferito durante i combattimenti del 14 agosto 1944, morì in ospedale 2 giorni dopo), il compositore Bronisław Wolfstahl (ucciso durante l’insurrezione), il compositore Andrzej Markowski (catturato e trasferito presso lo Oflag VIIA Murnau), la compositrice di origine ceco–spagnola Stefania Allinówna (arrestata e trasferita presso un Campo di lavori forzati in territorio metropolitano tedesco) e l’allora sedicenne studente di composizione Tadeusz Baird (catturato e trasferito in Germania dove fu adibito al lavoro coatto, tentò invano la fuga e si ammalò gravemente).
Albert Einstein affermò che la Teoria della Relatività gli sgorgò nel pensiero grazie alla forza trainante della musica e talora, dopo aver suonato il pianoforte (suonava bene anche il violino), si alzava dalla tastiera dicendo “Ecco, finalmente ho capito”; l’esercizio musicale metteva in moto meccanismi inediti nel suo cervello geniale creando connessioni con la materia scientifica sino a produrre soluzioni che attenevano al mondo della fisica.
Come un gigantesco messaggio chiuso in una bottiglia e lanciato nell’oceano, 70 anni fa i musicisti stesero a mille mani nei luoghi più impensabili una grande letteratura musicale affidandola ai mari di una civiltà che stava conoscendo sia la Guerra che la più grande tragedia umanitaria della Storia.
È toccato alla nostra epoca raccogliere quella bottiglia e, grazie a questa Musica, oggi siamo in grado di ridisegnare spazi fisici e mentali nonché riscrivere la Storia, quella del futuro.
Come un remake del film di Stanley Kubrik 2001: Odissea nello spazio (1968), sulle note del meraviglioso secondo movimento del Concerto per pianoforte e orchestra di Emile Goué – scritto nello Oflag XA di Nienburg am Weser – viaggeremo nello spazio.
Francesco Lotoro