Oltremare – In castigo
Ammetto che mi hanno preso alla sprovvista. Con tutto che bastava guardarsi intorno, anche senza ascoltare le notizie ogni sera e veder spuntare sui teleschermi a reti unificate il primo ministro fin troppo spesso. Passi che a Purim eravamo già tutti sul chi va là, a distanza ma quasi tutti ancora ignari e senza mascherine. Passi anche Pesach, festeggiato a dir poco in sordina e ciascuno nella propria casa. È stata dura, ma almeno era primavera.
Ma adesso un nuovo lockdown, per iniziare di tre settimane ma se non stiamo buoni e non facciamo i bravi cittadini potrebbe essere anche più lungo, che già adesso ingloba, mastica e fa sparire tutte le feste autunnali. Certo che ha senso: se si deve impedire alle persone di assembrarsi in case e hotel, luoghi turistici e parchi nazionali, i Chagim sono il momento in assoluto più necessario in cui farlo. Avrebbe anche avuto parecchio senso trovare il modo di inculcare un comportamento un filo più responsabile nella patria dell’hiyie beseder (andrà tutto bene), ma niente, non è stato fatto e anzi, si è fatto di tutto per confondere il pubblico, senza mettere dei paletti chiari a partire da banali multe a chi girasse sfacciatamente senza mascherina, mettendo in pericolo prima di tutto se stesso e poi tutte le persone intorno a lui.
Abbiamo fatto (collettivamente, o personalmente) i cattivi, e il risultato è che anche per Rosh HaShana, Kippur e Sukkot saremo in castigo. Sarà che son cresciuta in epoca di educazione illuminata, ma non ricordo di esser stata messa in castigo quando qualcuno a casa mia aveva l’autorità per farlo. La frase “vai in camera tua e non uscire finché non hai capito come comportarti” non deve aver mai attraversato la cucina o il salotto di me bambina. Forse per questo mi urta così fortemente il fatto che adesso una diversa autorità, purtroppo molto meno rispettabile e seria dei miei genitori, possa decidere di mandarmi in camera mia e chiudere a chiave, come conseguenza di errori suoi e (a quanto ne so) non miei.
Daniela Fubini