Ambasciata Usa a Gerusalemme,
Biden nel solco di Trump
Gli Usa e il Medio Oriente. Come cambierà l’azione di Washington in caso di vittoria di Biden? Repubblica prova a delineare lo scenario, tra molte conferme e qualche aggiustatura. “Stretti consiglieri di Biden – si legge – spiegano che ci sarebbe qualche correzione rispetto a Trump, ma non strappi sostanziali. L’ambasciata americana resterebbe a Gerusalemme. Biden si limiterebbe a riaprire un consolato ‘politico’ a Gerusalemme Est per ricucire coi palestinesi. Un altro passo per ricostruire fiducia e dialogo con i palestinesi sarebbe il ripristino di aiuti cancellati da Trump”. Non tutti, viene sottolineato, sono però riattivabili su decisione del presidente. La Casa Bianca sarà infatti vincolata a una legge approvata al Congresso nel 2018 che proibisce di finanziare “qualsiasi organizzazione palestinese che versi compensi ai familiari di terroristi morti nel corso di attacchi contro gli israeliani”.
Come vi avevamo già anticipato su Pagine Ebraiche, è concreta l’ipotesi che il Beitar Gerusalemme (la cui tifoseria si è spesso distinta per episodi di razzismo con la regia degli estremisti di destra de La Familia) passi in mano araba, a un imprenditore di Abu Dhabi. Uno degli effetti del recente accordo siglato tra Israele ed Emirati. “L’investimento – scrive il Corriere – sarebbe il primo e il più simbolico dei 500 milioni di dollari in scambi commerciali previsti tra lo Stato ebraico e la monarchia del Golfo dopo la firma del trattato per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche”.
Alcuni quotidiani segnalano la reazione di Hamas all’accordo. “I palestinesi sparano già sulla pace di Trump” titola tra gli altri Libero, riportando il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza.
Anche oggi la firma sui trattati è analizzata da alcuni opinionisti: “La strana pace che non ferma le ostilità tra Paesi rivali”, il titolo di un editoriale di Vittorio Parsi sul Messaggero. L’ex viceministro Mario Giro, su Domani, firma un intervento intitolato “La strana alleanza tra Israele e Arabia saudita contro l’Iran”.
Il tema è affrontato anche sull’Osservatore Romano, che scrive: “Un nuovo passo per il Medio Oriente”.
Sconcertanti i dati di un sondaggio americano che attesta come il 63% dei giovani Usa non sia davvero a conoscenza di cosa accadde con la Shoah. Con un intervistato su dieci che sostiene che a provocarla siano stati gli ebrei. “Quasi la metà (il 48%) degli interpellati non conosce nemmeno il nome di un campo di concentramento mentre il 23% pensa che l’Olocausto sia un mito o che, come minimo, sia stato ingigantito. Il 12%, invece, non ne ha mai sentito parlare. Sono dati – si legge sul Corriere – che testimoniano come il negazionismo e l’antisemitismo siano diffusi negli Stati Uniti”.
Odio social e fake news: dagli Usa arriva anche la notizia della mobilitazione di molte star di Hollywood contro l’immobilismo di Facebook e Instagram. Simbolicamente, per un giorno, hanno congelato i loro account. “La moratoria – racconta Repubblica – è legata alla campagna Stop Hate For Profit, lanciata da nove organizzazioni di diritti civili, tra cui Anti-Defamation League e Color of Change. L’obiettivo è svegliare le masse, ma il vero bersaglio è Mark Zuckerberg”.
L’annuncio l’ha dato ieri Ursula von der Leyen: nel nuovo piano europeo sui migranti sarà abolito il regolamento di Dublino. Intervistato da La Stampa, il ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola parla di passo storico. E questo perché, afferma, “riconoscerebbe i salvataggi in mare come un problema europeo, e non solo italiano, spagnolo o greco”.
Scandalo in Germania per alcune chat “della vergogna”, come le ha definite il ministro dell’Interno, che hanno portato alla sospensione di 29 poliziotti (diversi dei quali rischiano il licenziamento). “Gli agenti sospesi – spiega Il Giornale – erano coinvolti in cinque diverse chat di estrema destra su WhatsApp. All’interno dei gruppi, fondati fra il 2012 e il 2015, venivano condivise immagini con svastiche, volti di Adolf Hitler, fotomontaggi con i rifugiati mediorientali rappresentati all’interno dei forni crematori nazisti”.
L’aula del Consiglio comunale di Roma ha votato a maggioranza contro l’ipotesi (proposta dalla Giunta) di concedere licenze taxi agli urtisti, antica professione istituita tra gli ebrei capitolini al tempo dello Stato pontificio. Un mestiere che, si ricorda sulle pagine locali di Repubblica, le autorità hanno definito “incompatibile con il decoro”. Tanto da allontanare gli urtisti dai più importanti monumenti del centro.
Sul Corriere Roma si racconta il finale di “Ebraica”, il festival internazionale svoltosi al Palazzo della Cultura che ha chiuso con un omaggio all’attrice Franca Valeri da poco scomparsa. “Sullo schermo e non solo – si legge – tornano ad intrecciarsi ricordi lontani e memorie recenti di una vita privata e professionale lunga un secolo”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(17 settembre 2020)